Roma, 17 marzo 2024 – “La mia candidatura non sarebbe al posto di quella di Zaia. Se non ci fosse la possibilità di un altro mandato per l’attuale candidato e se Forza Italia potesse esprimere un candidato, io sarei a disposizione. Penso anche di avere l’esperienza adatta". Flavio Tosi, deputato di Forza Italia e sindaco per dieci anni di Verona, non si sottrae alla domanda che tutti vogliono fargli, ovvero se accetterebbe di correre per la carica di presidente della Regione Veneto. E la sua risposta è prudente ma chiaramente aperturista: "Sono stato assessore alla Sanità: penso di aver già fatto la gavetta necessaria", aggiunge.
Ma la Lega accetterebbe un candidato non suo per una regione tradizionalmente appannaggio del Carroccio?
"Ma quando si voterà in Veneto ci saranno nove regioni alle urne, quindi saranno Antonio Tajani, Giorgia Meloni e Matteo Salvini a decidere chi candidare dove. Poi anche quella di Zaia fu una candidatura decisa a livello nazionale".
Però a un anno dal voto il centrodestra in regione sembra a rischio implosione. Si parla di accordi tra Forza Italia e Pd per un candidato civico, della Liga Veneta che non vuole un uomo di Fratelli d’Italia...
"Sono sicuro che al momento giusto il candidato del Veneto sarà espressione del centrodestra. Se vuoi vincere in Campania, in Toscana e nelle altre regioni devi obbligatoriamente presentarti unito e così sarà".
Le faccio una domanda di fantapolitica: è possibile che il centrodestra perda il Veneto?
"Per me è impossibile. Ci sono regioni in cui c’è una contendibilità e altre in cui storicamente il centrodestra vince. Se candidiamo una figura con competenza e capacità e se siamo uniti, non c’è partita".
Lei è stato segretario della Liga Veneta. Sui giornali si parla di rabbia nei confronti di Salvini per non aver fatto abbastanza sul terzo mandato. Le risulta?
"Ma nel momento in cui la commissione al Senato si esprime 16 a 4 è ovvio che in Aula la proposta non sarebbe passata. Secondo me così Salvini ha dimostrato che non c’è una possibilità di un ulteriore mandato. Si è trattato di una questione tutta interna alla Lega. Per questo ieri è arrivata la proposta di candidare Zaia alle Europee".
Lui però non sembra entusiasta.
"Di certo il Carroccio avrebbe interesse a candidarlo alle Europee. E la bocciatura del terzo mandato dà la possibilità a Salvini di chiederglielo. Non è nell’interesse di Zaia? Di certo in Europarlamento rischia di diventare un rappresentante della minoranza, lui che ha sempre governato con capacità per decenni. Forse per questo non ne è entusiasta".
Lei è stato già candidato come presidente della Regione. Nell’occasione arrivò quarto e le costò l’espulsione dalla Lega. Come pensa di ricomporre i rapporti con il suo ex partito?
"Normalmente nel centrodestra nessuno va a sindacare i candidati degli altri. Oggi rispetto al 2020 i rapporti interni alla coalizione sono cambiati. In Veneto prima c’è Fdi, poi c’è Forza Italia e infine la Lega".
È stato per dieci anni sindaco di Verona. Zaia governa il Veneto dal 2010. Entrambi avete avuto un consenso trasversale e personale che va al di là degli schieramenti politici. Cosa avete in comune?
"La capacità di governo, che viene riconosciuta al di là del colore politico. E poi la coscienza di sapere che quando si riveste un determinato ruolo sei il presidente di tutti, non solo di chi ti ha votato".