Venerdì 3 Maggio 2024

Tormenti democratici. Schlein si candida. Ma è caos per il nome nel simbolo del partito

La segretaria Pd scioglie la riserva: sarà capolista in due circoscrizioni. Scoppia la polemica sul logo e sulla scelta di restare comunque alla Camera.

Tormenti democratici. Schlein si candida. Ma è caos per il nome nel simbolo del partito

Tormenti democratici. Schlein si candida. Ma è caos per il nome nel simbolo del partito

"Se non ci fossero le Europee, saremmo a prendere atto che la maggioranza della segretaria non c’è più", fa notare un esponente di spicco della minoranza dem. Perché sulla proposta di inserire il nome di Elly Schlein nel simbolo Pd la direzione non solo si sarebbe spaccata, ma a rischio di mandare sotto la segretaria. Salvata in corner dal senatore Walter Verini, che le ha offerto una via d’uscita suggerendo di prendersi in carico la definizione degli ultimi elementi delle liste e dirimere la questione del nome sul simbolo, cui si è detto comunque contrario considerata la delicatezza della soluzione adottata solo per candidature come premier e governatori. E così è stato.

La bomba era deflagrata alle 7.45 del mattino, con la segreteria convocata alle 8: i dirigenti, informati per telefono, hanno subito fatto presente che era impossibile fare consultazioni. "Ma io qualcosa devo pur fare...", avrebbe spiegato Schlein la necessità di poter essere visibile e competitiva anche dove la sua presenza in lista sarebbe controproducente per le donne. Salvo che già in segreteria esponenti della maggioranza come Marco Sarracino e Peppe Provenzano prendono le distanze: niente derive personalistiche, please, siamo democratici. La proposta passa a maggioranza e si va in direzione.

"Sono anche io disponibile a candidarmi e a dare una mano in queste liste, per una campagna strada per strada, cercando di dare una spinta a questa squadra", annuncia Schlein, che però non andrà al parlamento europeo. È invece il presidente dem Stefano Bonaccini che si incarica di presentare alla direzione la proposta di inserire il nome della segretaria nel simbolo in ossequio allo spirito unitario. Neanche a parlarne. Anzi. È la stessa maggioranza a sgretolarsi. A cominciare da Dario Franceschini – già da qualche tempo perplesso riguardo alcune mosse della leader – che definisce "un problema" il logo personalizzato. Difende l’idea l’altro grande elettore, il capogruppo al Senato Francesco Boccia: "Penso che il nome della segretaria nel simbolo serva, per queste elezioni, a confrontarsi con Giorgia Meloni". Ma dal palco parte una teoria di interventi di sbarramento non solo da parte delle minoranze più defilate, come possono esser considerati gli ex sfidanti Gianni Cuperlo e Paola De Micheli o il responsabile università Alfredo D’Attorre di Articolo 1. Parlano contro la personalizzazione il responsabile Esteri Provenzano, secondo cui ne va della natura stessa del partito, l’ex presidente della Camera Laura Boldrini, l’ex segretaria della Cgil Susanna Camusso, secondo cui si tratta di "un errore grave". Poi arriva l’eco dei siluri di Romano Prodi, "una ferita alla democrazia" il nome nel simbolo, e Giuseppe Conte, "una presa in giro" candidarsi per non andare a Bruxelles. Riunione sospesa. Capannelli. Sussurri senza grida, ma increduli per le modalità "dilettantesche" della pensata.

Dopo un’ora la segreteria si fa delegare a dirimere il tema del simbolo entro oggi e di finire la compilazione delle liste. Dove rimangono problemi al Sud afflitto dalle inchieste e in Toscana per la posizione in basso del presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, che potrebbe essere un’incognita per il radicamento territoriale e per il sostegno dell’area Bonaccini. Per il resto, questo il quadro dei nomi forti. Nord-Ovest: Cecilia Strada, Brando Benifei, Irene Tinagli, Giorgio Gori, forse Patrizia Toia, Emanuele Fiano. Nord-Est: Stefano Bonaccini, Annalisa Corrado, Alessandro Zan (anche a Nord-Ovest), Elisabetta Gualmini, Ivan Pedretti (Spi-Cgil), Alessandra Moretti. Centro: Elly Schlein, Nicola Zingaretti, Camilla Laureti, Marco Tarquinio, Alessia Morani, Dario Nardella, Matteo Ricci. Sud: Lucia Annunziata, Antonio Decaro, Pina Picierno, Lello Topo. Isole: Schlein, Pietro Bartolo, Antonio Nicita.