Venerdì 14 Febbraio 2025
ANTONELLA COPPARI
Politica

Shoah "Fascisti complici"

Meloni alza il tiro nella condanna "Le leggi razziali un’infamia" .

Meloni alza il tiro nella condanna "Le leggi razziali un’infamia" .

Meloni alza il tiro nella condanna "Le leggi razziali un’infamia" .

Passo dopo passo, Giorgia Meloni si avvicina alle posizioni che aveva assunto il suo predecessore Gianfranco Fini. Ma con cautela. Poco per volta. Sia perché la premier "pragmatica" è in realtà molto prudente. Sia perché a renderla edotta dei rischi che si corrono a destra toccando quei nervi scoperti è stata proprio la disastrosa esperienza del leader di An. Ieri in occasione della Giornata della Memoria con un messaggio mandato dall’Arabia Saudita si è spinta decisamente più avanti di quanto non avesse fatto finora, puntando il dito contro il coinvolgimento nello sterminio del regime di Benito Mussolini. "Il 27 gennaio 1945 i cancelli di Auschwitz sono stati abbattuti – l’esordio della nota – e insieme ad essi è crollato anche quel muro che impediva di vedere chiaramente l’abominio del piano nazista di persecuzione e di sterminio del popolo ebraico".

E fin qui, nell’ottantesimo anniversario dalla liberazione del famigerato campo di concentramento, nulla di spericolato. La premier prosegue specificando che "la premeditata ferocia" del progetto "fa della Shoah una tragedia che non ha paragoni nella storia". E anche in questo caso va sul sicuro, tanto più che a revocare in dubbio quell’unicità paragonando Israele al terzo Reich sono stati i centri sociali. Il passaggio chiave arriva subito dopo: "Un piano, quello condotto dal regime hitleriano, che in Italia trovò anche la complicità di quello fascista, attraverso l’infamia delle leggi razziali e il coinvolgimento nei rastrellamenti e nelle deportazioni". Non è ancora il fascismo "male assoluto" di Fini, ma ad ogni anniversario da quando si è insediata a Palazzo Chigi la leader di FdI ci si avvicina di più. Il 27 gennaio del 2023, aveva parlato di "un male che ha toccato in profondità la nostra Nazione con l’infamia delle leggi razziali". Nel 2024 aveva attaccato "la malvagità del disegno criminale nazifascista". Ora non si limita a bersagliare le leggi razziali, sulle quali le posizioni di FdI sono da sempre nette, ma per la prima volta denuncia il collaborazionismo fascista nelle retate e nell’organizzazione dello sterminio. Conclude sottolineando come l’antisemitismo sia "una piaga che è sopravvissuta alla Shoah" con declinazioni e forme diverse. Secondo l’associazione Setteottobre gli atti di antisemitismo nel Paese sono cresciuti del 400% nel 2024.

"Combattere" questi fenomeni "è una priorità del governo", assicura Meloni. E annuncia la nuova strategia nazionale per la lotta all’antisemitismo, "un documento articolato e di scenario, che fissa obiettivi e azioni concrete per contrastare un fenomeno abietto che non ha diritto di cittadinanza nelle nostre società". Tra l’altro, prevede "corsi di alfabetizzazione culturale sul tema della memoria" nelle scuole. "C’è di nuovo il mostro antisemita", concorda Matteo Salvini. Per contrastarlo, rilancia il ddl presentato un anno fa dalla Lega che fissa anche lo stop ai cortei "per moralità".

Quest’anno la celebrazione della Giornata della Memoria capita in coincidenza perfetta con il trentennale della svolta di Fiuggi. La circostanza non ha pesato sulle parole di Meloni. Anche senza l’eco di Fiuggi, il messaggio – decisamente sentito dalla premier – sarebbe stato identico. Tuttavia è inevitabile incrociare le due ricorrenze per chiedersi quanto di Alleanza nazionale ci sia dentro FdI o quanto il partito di Giorgia si stia avvicinando a quello di Fini. Il leader di An è il grande rimosso della destra italiana colpito da una sorta di damnatio memoriae per cui il suo nome non viene quasi mai pronunciato: la premier parla del suo partito "underdog ed emarginato" saltando i due decenni di An, quando molti dei dirigenti di FdI stavano al governo inclusa lei. Se qualcuno ha tirato fuori dal ghetto la destra è Fini, che lo rivendica: "Far nascere An fu essenziale per avere una destra col 30% dei voti, architrave del governo". FdI è figlia di An più che del Msi e procede sul cammino indicato da Fini, quello della trasformazione della destra identitaria in un partito conservatore. Se Meloni si avvicina ogni anno di più alla posizione assunta nel 2003 dal leader di An dipende anche dalla spinta della realtà. Una leader che ambisce a imporsi come figura centrale sul palcoscenico internazionale non può permettersi il sospetto di ambiguità nei confronti del passato fascista.

Fini però non si era limitato a trasformare l’identità della destra radicale, peraltro come sta facendo anche la nuova leader, ma era approdato a una difesa liberale dei diritti dalla quale FdI sembra invece ancora distante.