
Matteo Ricci, europarlamentare del Partito democratico, 51 anni
Roma, 17 dicembre 2024 – Matteo Ricci, già sindaco di Pesaro e oggi europarlamentare del Pd, come giudica il dibattito sulla necessità del centrosinistra di "federare il centro" per drenare consensi ai moderati soprattutto di Forza Italia?
"Abbiamo detto tutti, dal congresso in poi, che la prossima volta torneremo al governo solo dopo aver vinto le elezioni. E, nonostante le divisioni, il centrodestra si presenterà unito alle prossime scadenze; quindi noi per vincere dovremo prendere un voto in più e, per questo, abbiamo bisogno anche del Centro, oggi disgregato a causa dei personalismi".
Crede sia necessario uno schema di coalizione simile all’Ulivo di Prodi per costruire l’alternativa alla destra?
"Penso serva un nuovo centrosinistra alternativo a questa destra. Una coalizione guidata dal Pd, con una gamba movimentista dei 5 Stelle di Giuseppe Conte, una di sinistra ambientalista di Avs e una moderata e liberale che ancora non c’è. Questo deve essere lo schema di gioco; ovviamente, le coalizioni si costruiscono facendo insieme una buona opposizione sui salari, sulla sanità, sull’Autonomia differenziata e su politiche economiche che non spingono la crescita. Ma non basterà per vincere parlare male solo del governo Meloni, occorrerà un programma alternativo. Ci aspetta un duro lavoro".
Per il ruolo di federatore del centro, in questi giorni sono circolati i nomi dell’ex presidente dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, e del sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Crede abbiano il profilo adeguato?
"Sono entrambe ottime figure, persone che conosco molto bene e che hanno dimostrato grandi capacità amministrative. Poi le leadership si forgiano nella battaglia politica, ma se tutte le anime moderate e liberali si mettono a disposizione può nascere un soggetto del 6/8% che può essere determinante per vincere".
Quali conseguenza avrebbe per il Pd la nascita di uno nuovo contenitore centrista?
"Nessuna conseguenza negativa, semplicemente ci renderebbe più competitivi. Il Pd è una forza di centrosinistra, baricentro della coalizione, e lavoriamo per diventare il primo partito italiano. Negli ultimi due anni con la leadership di Elly Schlein abbiamo una linea politica di sinistra più netta, ma non ci sentiamo autosufficienti, neanche a sinistra, tant’è che siamo alleati con Avs. La stessa cosa succederà al centro. Il Pd deve parlare anche a quell’elettorato che oggi spesso finisce nell’astensione. Non siamo autosufficienti. Anche al centro abbiamo bisogno di un alleato".
I tentativi di costruzione del terzo polo di Renzi e Calenda non sono andati a buon fine...
"Hanno prevalso i personalismi sul progetto, spero si cambi registro. Le intelligenze e le competenze che ci sono in quell’area politica possono essere federate".
A sinistra ci sono anche il M5s, che però in questo momento ha problemi interni, e Avs. C’è bisogno di una coalizione che vada da Renzi a Bonelli per vincere?
"È stata fondamentale la tenuta della linea di Conte nel Movimento 5 Stelle. Conte spesso è polemico con il Pd, ma la sua prospettiva è nell’area progressista e quindi per noi deve essere un alleato. Non c’è alternativa a un nuovo centrosinistra con Pd, 5stelle, Avs e un nuovo soggetto moderato e liberale. L’alternativa è la sconfitta e il governo delle destre per 10 anni. Non sarà facile, ma è l’unica strada possibile che dobbiamo percorrere con determinazione".