Giovedì 9 Maggio 2024

Premierato, stop senatori a vita: la riforma di Meloni in 5 articoli. Ecco cosa cambia

C’è accordo nella maggioranza sul testo che venerdì verrà portato nel Consiglio dei ministri

Roma, 30 ottobre 2023 - Il punto centrale nella riforma del premierato voluta da Giorgia Meloni è l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Il capo della Stato non avrebbe più il potere di nominare il premier, oggi previsto dall’articolo 92 (ma conserverebbe quella facoltà sui ministri, dietro indicazione del capo del governo). Nella maggioranza c’è l’accordo sul testo che verrà presentato venerdì prossimo nel CdM.  Definita “la riforma delle riforme” dalla ministra Elisabetta Casellati che sul tema ha una delega ad hoc e ci sta lavorando da mesi, è racchiusa in un disegno di legge costituzionale formato da cinque articoli. Vediamoli nel dettaglio.

La premier Giorgia Meloni con il capo dello Stato, Sergio Mattarella
La premier Giorgia Meloni con il capo dello Stato, Sergio Mattarella

1.Elezione del premier

Secondo le ultime bozze del disegno di legge costituzionale circolate, la riforma andrebbe a modificare tre articoli della Carta: l’88 sul potere del capo dello Stato di sciogliere le Camere, il 92 sulla nomina del premier e il 94 sulla mozione di fiducia e sfiducia al governo. In sostanza, dalla prossima legislatura il capo del governo verrebbe eletto dai cittadini in un unico turno, per 5 anni, con una scheda unica.

2. Premio di maggioranza

Previsto anche un sistema elettorale maggioritario con un premio del 55% assegnato su base nazionale che assicurerebbe il 55% dei seggi nelle Camere ai candidati e alle liste collegate al candidato premier eletto.

3. Poteri del capo dello Stato

In virtù della riforma e stando alle bozze, al capo dello Stato non spetterebbe più il potere di nomina del premier (come prevede oggi l’articolo 92), ma quello di conferire l’incarico al premier eletto, mentre manterrebbe il potere di nomina dei ministri, su indicazione del capo del governo.

4. Norma anti ribaltone

Nel testo predisposto dalla ministra si ipotizza che, nel caso in cui il premier si dimetta o decada dal suo ruolo, il presidente della Repubblica possa assegnare l’incarico di formare un nuovo governo al premier dimissionario o a un altro parlamentare eletto e collegato al presidente del Consiglio. Un modo per garantire continuità alla legislatura, senza ricorrere al voto e che farebbe saltare il meccanismo della sfiducia costruttiva. Al momento non si sa se la novità resterà nel testo definitivo.

5. Stop ai senatori a vita

Potrebbe saltare anche un’altra prerogativa del presidente della Repubblica, ossia il potere di nominare i senatori a vita. In ogni caso la riforma garantirebbe che gli attuali senatori restino in carica fino alla fine del proprio mandato.

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