Venerdì 1 Novembre 2024
LUIGI CAROPPO
Politica

Dario Nardella: “Pronto per l’Europa. Dalla Ue regole facili e più concretezza”

Il sindaco uscente di Firenze: il centro Italia schiacciato da Nord e Sud. "Schlein capolista? La sua sarebbe una decisione utile e legittima"

Firenze, 28 marzo 2024 – Dario Nardella, sindaco di Firenze, la corsa per le elezioni Europee è iniziata. Il suo nome è tra quelli in campo. Da Palazzo Vecchio a Bruxelles?

"Non sta a me decidere la candidatura, che sarà valutata dalla segretaria Schlein e dal partito al momento della definizione delle liste. Io posso solo dire di essere pronto per il mio partito e per il mio territorio a questa sfida europea che sarà più determinante e cruciale di sempre".

Cosa pensa della possibilità di Schlein capolista?

"Ho sempre detto che è una decisione legittima della segretaria, soprattutto se può servire davvero ad aumentare il consenso del Pd e dunque a ottenere una rappresentanza più larga di donne e uomini democratici a Strasburgo".

Lei è sempre stato un fervente europeista. Crede fortemente nelle nuove generazioni targate Ue. Come fare per sentirsi sempre più cittadini europei?

"La mia esperienza di presidente di Eurocities, la più grande associazione di sindaci europei, mi ha insegnato che è fondamentale avvicinare l’Europa ai cittadini e che per questo è indispensabile il ruolo delle città. I cittadini percepiscono ancora oggi la Ue come un’entità astratta e lontana, succube di un meccanismo burocratico. L’Europa invece è stata decisiva per la vita di tutti, dal superamento della crisi del Covid con i vaccini al rilancio economico con il piano di recovery, alla battaglia sulla crisi energetica e ambientale. Il 70% delle leggi italiane dipende da decisioni prese dal Parlamento o dalla Commissione europea. È con questi concetti concreti e comprensibili che si può infondere più fiducia nell’Europa del futuro".

Come rafforzare il ponte tra i territori e Bruxelles? Per fare capire che l’Ue è una grande opportunità e non solo direttive sovranazionali?

"Prima di tutto dobbiamo semplificare le regole e dare più forza ai rappresentanti politici eletti dai cittadini. Inoltre sarà necessario creare nuovi strumenti di finanziamento diretto ai progetti dei territori locali e stabilire regole uguali per tutti in settori cruciali come quello del lavoro. Da sindaco ho visto chiudere fabbriche nella mia città che poi hanno delocalizzato la produzione in altri paesi europei per sfruttare i salari più bassi. Ecco io penso a un’Europa senza discriminazione tra i lavoratori sulla base dei diritti e dei livelli salariali".

Se sarà candidato il suo collegio elettorale sarà l’Italia centrale (Toscana, Marche, Umbria, Lazio), il cuore del Belpaese. Non ritiene che questa macro-regione sia stata troppo dimenticata tra un Nord che produce e un Sud che ha bisogno di sostegno?

"È vero. In Italia parliamo molto del Nord produttivo, locomotiva del Paese, che vuole più autonomia e del Mezzogiorno con molte potenzialità e però tanti problemi, che chiede supporto economico. Non si parla quasi mai dell’Italia di centro. In realtà senza questo pezzo di paese nord e sud non comunicherebbero mai, per questo le istituzioni e i partiti devono portare in Europa un progetto strategico di crescita di questa macroregione, a partire dalle infrastrutture e dai servizi. Abbiamo forse il più bel territorio d’Europa, con città come Firenze e Roma, distretti manifatturieri di eccellenza perfettamente integrati col paesaggio, molte aree interne e comuni piccoli e vitali, ma facciamo fatica a tradurre questa ricchezza in una leva efficiente di sviluppo e di equità sociale. Faccio un esempio: da Fivizzano ad Ascoli Piceno con i mezzi pubblici ci vogliono 9 ore e mezzo".

Cosa porterebbe dell’esperienza da sindaco per 10 anni in Europa?

"Porterei ciò che Firenze mi ha insegnato: un approccio molto concreto legato alla realizzazione delle opere pubbliche, la sensibilità della nostra città sui temi internazionali e sul dialogo per la pace, un metodo di ascolto e cooperazione con il mondo delle imprese, dall’agricoltura all’industria, la cui vita dipende sempre di più dalle decisioni a Bruxelles".