A fine giornata, lo sciopero generale di Cgil, Uil e sindacati autonomi ha due cifre: una composta dai numeri dati dagli stessi sindacati (500mila in piazza e adesioni al 70 per cento) e duramente contestati dal governo e da altre single a colpi di altre percentuali (5 per cento nella scuola e negli altri comparti del pubblico impiego, e ancora di meno nel privato, con un 4 per cento alle Poste). Una seconda costituita dalle parole di fuoco di Maurizio Landini ("Noi vogliamo rivoltare il Paese come un guanto, c’è una svolta autoritaria"), finite nel mirino dei leader della maggioranza, tanto più dopo gli scontri di Torino tra polizia e centri sociali. "Mi sembra un linguaggio da fondamentalista – avvisa il vicepremier Antonio Tajani –. Lo sciopero ha delle motivazioni politiche, diversi sindacati non hanno aderito". Una giornata di mobilitazione, dunque, finita con un doppio fronte di polemiche, che fa salire ulteriormente la tensione tra Cgil e Uil, da un lato, e il governo e la maggioranza, dall’altro. Mezzo milione di persone nelle piazze, che "non si precettano". Cgil e Uil sfilano da Nord a Sud – a Bologna c’è Landini, a Napoli Pierpaolo Bombardieri – nel giorno dello sciopero generale, ed è all’immagine di quelle piazze che affidano la risposta alle politiche "sbagliate" del governo Meloni e all’attacco del ministro Matteo Salvini.
Con i sindacati sfila l’opposizione: Elly Schlein è a Roma. Slogan, striscioni e voci si alzano contro la manovra. "Noi vogliamo rivoltare come un guanto questo Paese", attacca Landini richiamando la rivolta sociale che significa "non voltarsi dall’altra parte di fronte alle ingiustizie, ma mettersi insieme" per cambiare la situazione. "Agli insulti di Salvini, rispondiamo con queste piazze piene, democratiche, che chiedono cambiamenti", assicura Bombardieri. Landini e Bombardieri difendono il diritto di sciopero, messo in discussione – sostengono – dal governo di nuovo con la precettazione e anche dal disegno di legge sulla sicurezza che prevede fino a due anni di carcere per i blocchi stradali in occasione di manifestazioni.
"C’è una svolta autoritaria", attacca il leader della Cgil. Contro la quale "più di 500mila persone in tutta Italia hanno scelto di essere in piazza", afferma riportando la stima dei sindacati. I due sindacati – per il quarto anno di fila con lo sciopero generale contro la manovra non condiviso dalla Cisl – chiedono di aumentare salari e pensioni, di fronteggiare le crisi industriali (anche bloccando i licenziamenti come durante il Covid) e di mettere più risorse su sanità, scuola e servizi pubblici. E insistono sui trasporti. "Chi viaggia con i mezzi pubblici conosce i disagi, i ritardi e i problemi di sicurezza", ripete Bombardieri rivolgendosi ancora a Salvini. Al corteo di Roma c’è la segretaria del Pd, Elly Schlein, che con loro intona "Bella ciao": "Difendiamo il diritto di sciopero. Siamo e saremo al fianco dei lavoratori", che invece il governo "continua a calpestare".
Ma il governo non resta in silenzio e, anzi, rivendica il lavoro fatto, a partire proprio dalla legge di Bilancio e dal sostegno ai lavoratori: "Non piace a Landini, ma piacerà ad almeno 15 milioni di dipendenti", ribatte Salvini. Il riferimento è al taglio del cuneo fiscale, che da gennaio viene esteso ai redditi fino a 40mila euro. Non basta. Sui numeri, uno dopo l’altro, i ministri e le sigle che non hanno partecipato alla protesta fanno uscire ben altre percentuali che portato tutti a sostenere che lo sciopero è stato un flop. "La stragrande maggioranza di lavoratori e lavoratrici oggi hanno fatto una scelta diversa rispetto allo sciopero", avvisa Salvini. Ma è sulle parole di Landini che si infiamma la contesa. "Parole irresponsabili", quelle del leader della Cgil, che rischiano "di alimentare lo scontro", per il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo. E sulla stessa scia si muovono altri leader e esponenti del centrodestra.