MILANO
Liliana Segre (nella foto) ha querelato Elena Basile, l’ex diplomatica che in un video sui social aveva accusato la senatrice a vita di essere preoccupata solo della vita dei bambini ebrei (relativamente ai fatti post 7 ottobre, la senatrice invece aveva pubblicamente detto di non riuscire "a chiudere occhio" pensando a tutti i bambini, anche palestinesi). Basile, poi, si era scusata. Ma il video in questione diffuso tramite social direttamente riferibili a Basile (pagina Facebook, account Instagram e canale YouTube), ha avuto migliaia di visualizzazioni e innumerevoli condivisioni, è stato ripreso da tutti i principali organi di informazione ed è stato perfino tradotto in lingua araba, con un numero enorme di visualizzazioni.
La diffusione a macchia d’olio delle accuse pronunciate da Basile – e a maggior ragione la propagazione del video tradotto in lingua araba – ha avuto, stando ai legali che hanno formalizzato la denuncia – l’effetto di una gigantesca "istigazione all’odio", in un contesto peraltro già di elevatissima tensione per il drammatico conflitto in corso in Medio Oriente, esponendo la senatrice Segre, che vive sotto scorta dal 2019, a nuovi rischi per possibili ritorsioni. Oltre che in sede penale, la senatrice Segre ha annunciato che percorrerà anche la sede civile. Il risarcimento andrà interamente in beneficenza.
an. gi.