Domenica 6 Ottobre 2024
GIOVANNI ROSSI
Politica

Il ministro Piantedosi: "Turbato dalle cariche. Ma per la manifestazione non c’è stato preavviso"

Il titolare del Viminale: condivido le parole del presidente Mattarella "Chi ha partecipato ai cortei si è sottratto ai tentativi di mediazione della Digos". Meloni al Consiglio dei ministri: "Non abbiamo mai vietato le proteste".

Il ministro Piantedosi: "Turbato dalle cariche. Ma per la manifestazione non c’è stato preavviso"

Il ministro Piantedosi: "Turbato dalle cariche. Ma per la manifestazione non c’è stato preavviso"

"Le cariche della polizia a Pisa e Firenze sono immagini non belle da vedersi, sono rimasto turbato e porto la testimonianza che non piacciono nemmeno ai poliziotti", riassume in tv, a Cinque minuti, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, subito dopo l’informativa al Consiglio dei ministri. Il filo da equilibrista del responsabile del Viminale resta teso per il terzo giorno di fila. Le manganellate degli agenti ai minorenni toscani in marcia di solidarietà con il popolo palestinese – solo le ultime di una lunga serie denunciata dalle organizzazioni studentesche – continuano a girare su siti e tv, ad alimentare interrogativi e richieste di giustizia. Piantedosi ridimensiona il fenomeno: "Solo pochi casi isolati", ma condivide "assolutamente" le parole del presidente Mattarella, il suo "riferimento ben preciso all’autorevolezza delle forze di polizia che si esprime in altro modo". Secondo il ministro, le parole del Capo dello Stato sono tuttavia da considerare non solo quando critica le manganellate ai ragazzi, ma anche quando stigmatizza "insulti, volgarità, interventi privi di contenuto ma colmi di aggressività verbale, effigi bruciate o vilipese".

La linea del Viminale – un difficile mix di orgoglio, trasparenza e prudenza – valorizza il riesame interno della gestione di piazza affidato al Dipartimento di pubblica sicurezza ("è ancora prematuro dire cosa è successo"), la piena fiducia nella magistratura (cui la Digos ha subito messo a disposizione "il materiale video-fotografico realizzato"), ma anche la sottolineatura che gli incidenti del 24 febbraio "sono avvenuti in presenza di manifestazioni senza ordinario preavviso in cui i partecipanti hanno tentato di superare lo sbarramento a tutela di obiettivi sensibili, non hanno voluto fornire indicazioni su dove fossero diretti e si sono sottratti ai reiterati tentativi di mediazione della Digos". In ogni caso sia in un Cdm sui generis condizionato dall’altalena nello scrutinio sardo, sia poco dopo in tv, il ministro dell’Interno riafferma a chiare lettere "il diritto degli appartenenti alle forze di polizia a non subire processi sommari". Aggiunge un dato: da inizio 2024, su 2.538 iniziative di piazza con 150.388 operatori impegnati, "solo l’1,5%" delle manifestazioni è stato caratterizzato da "criticità o turbative di ordine pubblico". Il governo appare compatto: ribadisce "massima fiducia" alle forze di polizia e mette in guardia contro chi strumentalizza i fatti per "finalità politico-elettorali". E la presidente del Consiglio Giorgia Meloni osserva: "Questo governo non può passare come repressivo quando l’Italia è uno dei pochi Paesi che ha consentito le manifestazioni a sostegno della Palestina".

Il numero uno del Viminale apre la giornata incontrando i segretari delle confederazioni sindacali, preoccupati per la situazione. Maurizio Landini (Cgil) è esplicito: "Il problema è la gravità di ciò che è avvenuto. Non deve più succedere". Pierpaolo Bombardieri (Uil) invoca "una chiara identificazione dei responsabili e della catena di comando". "Chi ha sbagliato deve pagare – chiede Daniela Fumarola (Cisl) –. Ai giovani bisogna assolutamente trasferire modelli e valori positivi: non devono pensare che un diritto costituzionalmente previsto non possa essere esercitato". Ma nessuno dei leader alza il tiro più di tanto. "I poliziotti sono lavoratori che devono garantire il diritto a manifestare", ricorda Landini che invece affonda il colpo sulla premier: "Il silenzio ha parlato", è la critica per la mancata condivisione della nota di Mattarella a tutela dei ragazzi picchiati. Sugli scontri di piazza interviene anche il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin: "Tutti siamo chiamati ad essere ragionevoli, si può manifestare nei modi giusti". Ma la rabbia giovanile resta altissima.