Martedì 30 Aprile 2024

Leghista della prima ora Grimoldi: "Copiano FdI ma così si va a sbattere"

Il fedelissimo di Bossi: "Sogno un’Italia federale sul modello della Svizzera. Salvini deve fare un passo di lato. No a candidature acchiappavoto"

Paolo Grimoldi

Paolo Grimoldi

Roma, 17 aprile 2024 – “La ’Salvini premier’ è la versione poco fortunata di FdI". Esistono i diversamente leghisti. E Paolo Grimoldi, ex segretario del Carroccio in Lombardia ed ex parlamentare, di questo gruppo è uno dei leader: non a caso, Bossi l’ha scelto come portavoce del Comitato del Nord. "Di differenze vistose tra noi e il partito di Giorgia Meloni non se ne vedono, ma non c’è gara con gli eredi del Msi – continua –. Purtroppo, nel tentativo di scavalcare a destra, la Lega ha perso l’identità: non siamo più il sindacato del territorio. Così, Forza Italia, che parla di problemi concreti, ci supera al Nord".

Vannacci candidato alle Europee può essere una risposta alla crisi?

"Al contrario: provoca un nuovo corto circuito. Come possiamo essere credibili se vogliamo candidare una figura con cui avremmo pure idee in comune, ma non è un militante della Lega bensì un militare? Non sappiamo cosa il generale pensi dell’autonomia, del federalismo o della pressione fiscale. Oltretutto, come capolista nel Sud scegliamo Aldo Patriciello, ex europarlamentare di FI che a Bruxelles ha appoggiato quell’Ursula von der Leyen alla quale abbiamo fatto cinque anni di opposizione".

Scelti per acchiappare voti.

"Esatto. Siamo diventati un cartello elettorale. Ma la politica è più complessa del fatto di condividere un singolo slogan".

Nessuna gratitudine per il leader che ha salvato la Lega?

"Chi ha salvato la Lega è stato Maroni. Salvini è stato molto bravo a rilanciarla in termini di consensi elettorali. Ma i voti non solo si contano, si devono anche pesare. Se prendo tanti voti, ma non riesco a portare a casa nulla, vuol dire che sotto il profilo politico la mia azione è stata un mezzo insuccesso. In passato la Lega prendeva il 4%, ma riusciva a portare a casa le modifiche costituzionali".

Non le va giù il probabile rinvio del voto sull’Autonomia differenziata?

"È un insieme di cose: se invece di abbassare le tasse o cercare di difendere i pensionati che hanno lavorato al Nord finanzi il ponte di Messina è ovvio che vai in corto circuito. Quando metti 14 miliardi in questa infrastruttura invece di impegnarti a superare la legge Fornero vai in corto circuito. Quando ti definisci ’partito autonomista’ e imponi il segretario ai tesserati in Lombardia o in Calabria crei un altro corto circuito".

Per risalire la china, bisogna solo scaricare Salvini?

"Non si stratta di scaricarlo: Salvini, che fa il vicepremier e il ministro, deve fare un passo di lato per permettere alla Lega di sopravvivere, guardare al futuro, darsi un progetto politico. Insomma, di ridarsi un sogno".

Cioè? Tornare alla Lega Nord?

"No, i tempi sono cambiati: nessuno pensa di fare una Lega arroccata in qualche valle. Ma un partito con un progetto politico chiaro, coerente e comprensibile per gli elettori".

Qual è allora il suo sogno?

"Sono entrato nella Lega quando il sogno era un’Italia federale. Un insieme di Stati sul modello della Svizzera con i suoi cantoni. Mi pare un Paese che funziona".

Non sogna l’Autonomia di Caldero li?

"No. Ha tempi di realizzazione troppo lunghi".

C’è un’asticella alle Europee sotto la quale Salvini rischia la segreteria?

"Non serve indicare un’altra asticella: da tempo avremmo dovuto porre il problema. Ma se diventeremo il terzo partito della coalizione di governo, mi auguro che si apra una riflessione".

Va bene un direttorio o serve un nuovo leader?

"Per come siamo messi, qualsiasi soluzione è un passo avanti".

Voterà Lega alle Europee?

"Ci mancherebbe: sono nella Lega dal 1991. Ma denuncio con forza che ci stiamo andando a schiantare".