Lunedì 6 Maggio 2024

Foti (FdI): "Meloni-Schlein?. Non c’è nessun patto, è solo politica estera"

Il capogruppo alla Camera: su certi temi sono inutili le bandierine di partito "E poi anche noi all’opposizione votammo con il governo sull’Ucraina" .

Tommaso Foti (capogruppo FdI alla Camera), che cosa significa, politicamente, la convergenza tra maggioranza e Pd che è stata trovata sulla mozione parlamentare per il cessate il fuoco a Gaza? Che prospettive apre?

"Le due mozioni presentate a destra e a sinistra sostanzialmente avevano un punto in comune, due principi coincidenti. Il centrodestra parte da un’impostazione che è la condanna dell’attentato di Hamas; passa per la liberazione dei prigionieri e giunge alla conclusione che bisogna oggi trovare un ambito dove poter far tornare vivibile la situazione nell’area mediorientale, con l’auspicio dei due popoli e due Stati che possano coesistere. In quella del centrosinistra, c’è il cessate il fuoco che in definitiva va ad intervenire sul problema dei civili che vivono oggi in Palestina".

Fino a poco prima, per la maggioranza, l’appoggio incontrastato a Israele non era in discussione e mai lo è stato. Cosa è cambiato nel frattempo?

"È passato un periodo di tempo abbastanza lungo dal 7 ottobre, l’azione militare di Israele si è dispiegata, è stata una doverosa reazione contro l’attentato terroristico di Hamas e tutto quello che è accaduto dopo, ma dobbiamo renderci conto che era un’azione fatta per evitare anche che sulla popolazione civile ricadessero le follie di Hamas".

Anche le follie di Netanyahu.

"C’è una reazione a un macello che ha fatto Hamas. E non è che perché sono passati tre mesi possiamo dimenticare quello che ha fatto Hamas, ma riteniamo che, al punto in cui si è arrivati, un’azione internazionale forte volta a far cessare il fuoco per cercare anche – andando un po’ oltre – di arrivare a una soluzione che possa tenere nel tempo, rende il tema dei due popoli e due Stati l’obiettivo prioritario"

C’entrano gli americani su quello che è accaduto nel Parlamento italiano?

"Penso e continuerò a pensare che l’Italia non è una nazione a sovranità limitata e tanto meno lo può essere sotto il governo Meloni. C’è un quadro europeo e mondiale che si pone il problema di quanto stia accadendo e le forze politiche parlamentari italiane non è che siano cieche, sorde o mute, valutano e di conseguenza agiscono".

Due popoli e due Stati può essere la via d’uscita? Hamas e la Jihad islamica palestinese vogliono entrare nell’Olp.

"Penso che di quello che fa Hamas ci si debba preoccupare solo nella misura in cui parliamo di un’organizzazione terroristica e quindi, in quanto tale, bisogna sempre guardarsi le spalle. Ritengo che quando parliamo di due popoli e due Stati parliamo dei popoli e l’auspicio a cui dovremmo arrivare è che, tolte le punte dell’estremismo politico, ci siano anche fasce della popolazione che comprendano la necessità di poter vivere in un modo diverso da quello in cui il regime di Hamas ha portato anche i palestinesi a vivere"

La convergenza tra Schlein e Meloni è propedeutica, a suo parere, ad altre convergenze?

"Quando si parla di politica internazionale occorre tener conto che le bandierine di partito servono a poco; a differenza invece di quanto possono valere quando ci si occupa di politica interna. Nel caso di specie, poi, giusto per smitizzare questa questione che sembra quasi un patto Meloni-Schlein, noi come opposizione al governo, votammo a favore quando si trattò di sostenere le ragioni dell’Ucraina, fieri di stare a fianco del governo italiano per sostenere le posizioni contro Putin. Quando si parla di politica internazionale è giusto tenere conto dello scacchiere, delle condizioni in cui ci si trova a dover discutere e che si vengono a determinare, e la prospettiva di una conclusione dei conflitti a cui si debba, quantomeno tendere. Altrimenti saremmo come paracarri".

Ieri Meloni ha anche consacrato Schlein capo dell’opposizione. Conte non è pervenuto.

"Il Pd, a livello parlamentare ed elettorale, è il più forte partito dell’opposizione. Che il più forte partito di maggioranza ritenga di volersi confrontare fa parte di quella che non è un gioco delle parti o una finzione, ma conseguenza di quello che hanno certificato gli elettori".