Lunedì 29 Aprile 2024

Finanziamento ai partiti, il manifesto italiano

A vararlo Volt, The Good Lobby, Raise the Wind e Transparency International

L'Aula di Montecitorio, foto generica (Ansa)

L'Aula di Montecitorio, foto generica (Ansa)

Roma, 17 aprile 2024 – L'Italia è l'unico paese dell'Unione Europea che non prevede il finanziamento pubblico ai partiti. Mentre quello privato è oscuro e poco trasparente. E il 2 per mille dell'Irpef è poco conosciuta come prassi e accessibili solo alle forze già presenti in Parlamento. Per questo agli Stati Generali del Finanziamento alla Politica Italiana Volt, The Good Lobby, Raise the Wind e Transparency International hanno varato un Manifesto del finanziamento etico, trasparente e democratico. Che prevede un codice etico di comportamento dei partiti, la democratizzazione del 2 per mille, una rendicontazione chiara e unica per chiunque riceva fondi a sostegno della politica, la regolamentazione delle associazioni e fondazioni legate ai partiti e la creazione di sistemi che evitino il voto di scambio. Sulla falsariga delle strutture di finanziamento delle campagne elettorali dei Pac statunitensi.

All'evento di presentazione di lunedì 15 aprile erano presenti i tesorieri Michele Fina del Pd, Marco Strada del Psi, Ruben Di Stefano di Demos, Carla Taibi di +Europa, Pasquale Lisena di Volt e Filippo Blengino dei Radicali. Secondo il manifesto i partiti devono adottare codici per le raccolte fondi e dichiarare gli eventuali conflitti d'interesse e accettare solo finanziamenti liberi da interferenze di stati esteri. E ancora rendicontare le spese elettorali ad ogni livello e incoraggiare il finanziamento dal basso alle forze politiche. Ci vuole una legge invece per istituire un registro elettronico unico per finanziamenti e donazioni, potenziare gli accordi di controllo e monitoraggio e potenziare i codici di condotta di Camera e Senato. Infine, le fondazioni e le associazioni legate ai partiti dovrebbero garantire più trasparenza. Le norme dovrebbero identificare i soggetti terzi legarti ai partiti e questi dovrebbero avere le stesse modalità di rendicontazione.

“Alle barriere di accesso al finanziamento politico si lega il fatto che per partecipare alle tornate elettorali è necessario raccogliere firme, che ad oggi sono in forma cartacea, e con autenticazione da parte di un notaio”, dice Silvia Panini di Volt Italia. “Questi due fattori rappresentano una barriera inaccessibile all’ingresso nell’arena democratica di nuove forse politiche provenienti dal basso. Sarebbe necessario quindi allargare il numero di partiti che possono accedere al 2 per mille, reintrodurre i rimborsi elettorali dopo aver superato una certa quota di voti come avviene in Francia, e ridurre le barriere alla presentazione delle liste elettorali”. Secondo Federico Anghelé, direttore di The Good Lobby, gli anticorpi della trasparenza nel finanziamento alla politica oggi sono assenti: “Ci vuole una regolamentazione del lobbying che permetta di tracciare i rapporti tra i portatori di interesse e le istituzioni e una piattaforma unica nazionale che permetta a tutti un controllo puntuale e costante del finanziamento. Non solo ai partiti ma anche ai candidati e alle fondazioni politiche”.