Mercoledì 24 Aprile 2024

Decreto Cutro. Stop dei giudici europei. A rischio i centri in Albania

La Corte di Giustizia non accoglie la richiesta della Cassazione sulla cauzione per i migranti. I 5mila euro per evitare la detenzione erano presenti anche nel protocollo firmato con Tirana.

Decreto Cutro. Stop dei giudici europei. A rischio i centri in Albania

Decreto Cutro. Stop dei giudici europei. A rischio i centri in Albania

La Corte di Giustizia europea decide di non accogliere la domanda pregiudiziale d’urgenza sul decreto Cutro della Cassazione. E la scelta potrebbe impattare sul protocollo firmato da Giorgia Meloni e Edi Rama per il trattenimento dei migranti in Albania. La decisione, che riguarda dieci casi diversi, risale al 26 febbraio scorso. La Corte di Cassazione era stata chiamata a esaminare i ricorsi del ministero dell’Interno contro le ordinanze con cui il tribunale di Catania non ha convalidato i trattenimenti di alcuni migranti tunisini nel centro di Pozzallo disposti dal questore di Ragusa. I giudici supremi, nelle sezioni civili riunite, avevano deciso di sospendere i giudizi in atto per chiedere un pronunciamento alla Corte europea.

I 5MILA EURO DI CAUZIONE

La materia del contendere è la garanzia finanziaria di cinquemila euro. Il decreto Cutro prevede che le persone migranti provenienti da Paesi considerati "sicuri", una volta identificati negli hotspot, vadano trasferiti in centri per le procedure accelerate di frontiera in stato di detenzione amministrativa in attesa di una risposta "accelerata" alla richiesta d’asilo che dovrebbe arrivare entro 28 giorni. Il migrante può evitare la detenzione pagando la cauzione. Il cui importo, secondo il Viminale, è stato calcolato stimando spese di alloggio e di eventuale rimpatrio in caso di esito negativo della richiesta. La Cassazione ha chiesto alla Corte Ue se la garanzia finanziaria fissa fosse armonizzata con la direttiva 2013/33/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, che parla delle norme relative all’accoglienza dei richiedenti asilo.

IL PROBLEMA GIURIDICO

Secondo il quesito del Palazzaccio la norma può andare contro la normativa Ue, perché il suo ammontare è stabilito in maniera fissa senza consentire l’adattamento dell’importo alla situazione individuale del richiedente asilo. Che non può nemmeno costituire la garanzia attraverso terzi: l’importo è da versare individualmente, mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa. La tesi è che in questo modo si ostacola la fruizione della misura alternativa a chi non ha le risorse. L’avvocata Rosa Emanuela Lo Faro, che difende i richiedenti asilo nei due casi portati in Europa, spiega che quindi questa questione per la corte "non è da affrontare con procedura d’urgenza ma con quella ordinaria. C’è stato un rimpallo tra le varie istituzioni, e adesso la palla torna al centro e ci vorrà del tempo per le decisioni. E in attesa tutto resta fermo, compresa l’applicazione del decreto Cutro. E non solo in Italia perché le procedure accelerate, con il pagamento della cauzione di 5mila euro, sono previste anche nel protocollo firmato con l’Albania".

DUE MESI

"Adesso ho due mesi di tempo per presentare una memoria e poi i giudici fisseranno la data dell’udienza", aggiunge la legale. E la decisione va ad impattare non solo sul decreto Cutro: "Le procedure accelerate con la cauzione sono previste anche per il protocollo con l’Albania".