Sciopero e fiamme. L’Italia schierata contro il governo ribolle in 43 piazze, tutte altamente motivate, politicamente schierate e generalmente pacifiche. Tutte meno quella di Torino. Anche sotto la Mole Cgil e Uil sfilano contro precarietà del lavoro, infinite liste d’attesa nella sanità, pubblica amministrazione frenata dai limiti al turn over, stipendi massacrati dall’inflazione. Ma alle 12.30 dalla coda del corteo con insegne pro Pal si staccano manifestanti decisi ad alzare il livello della protesta. Azione studiata a tavolino: secondo la Digos, ad opera del centro sociale Askatasuna.
Prima fumogeni e uova piene di vernice rossa contro i carabinieri. Poi un gruppo di antagonisti, davanti alla stazione di Porta Nuova, prova a sfondare il cordone di polizia mulinando calci, pugni e aste delle bandiere, ma gli agenti (sei dei quali contusi) respingono il blitz con scudi e manganelli. Un secondo gruppo, seguendo un altro percorso, entra alla stazione di Porta Susa e 20 minuti dopo occupa i binari. Sit in, slogan, cartelli. Non manca qualche tensione coi passeggeri in attesa. Ma il clou della protesta – in favore di telecamera – è il rogo di maxi foto e sagome della premier Giorgia Meloni, del vice premier Matteo Salvini (formato fantoccio con una X sul petto), del ministro della Difesa Guido Crosetto e dell’a.d. di Leonardo Roberto Cingolani (l’unico a testa in giù). "Al rogo al rogo!", è l’urlo di piazza con incandescente diretta al megafono: "Ecco che bruciano i vostri ministri", gracchia il leader antagonista nel comizio che sfida il governo su tutta la linea, dal lavoro a Israele. “Le scuole sanno da che parte stare / Contro governo e genocidio“, recita lo striscione pro Pal che sintetizza gli umori più radicali.
"A Torino le stesse bandiere sventolate in nome della pace sono state scagliate contro gli operatori di polizia. Un clima pesante alimentato da frange estreme che si organizzano con il solo scopo di attaccare chi opera per garantire il diritto di manifestare le proprie idee", considera il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ringraziando "ancora una volta tutte le forze di polizia" per l’equilibrio e la professionalità nel gestire "le molteplici manifestazioni e i momenti di criticità". In particolare a Torino. "Azioni compiute al solo scopo di ottenere visibilità mediatica, strumentalizzando il diritto alla protesta e mettendo a repentaglio l’incolumità degli operatori e dei cittadini – denuncia l’Associazione funzionari di polizia –. Il dialogo civile e il rispetto delle regole democratiche sono gli unici strumenti legittimi per esprimere dissenso". Segue la rituale critica ai disordini da tutto il centrodestra, che tuttavia, senza rogo e incidenti, avrebbe probabilmente avuto più difficoltà a commentare la giornata.
Il rischio per la maggioranza è infatti perdere di vista il complessivo successo dello sciopero (e le sue motivazioni), a dispetto della precettazione disposta da Salvini nei trasporti vissuta dalle piazze come un attacco ai diritti: a Bologna, dove si svolge la manifestazione più partecipata, non si contano i cartelli che mettono alla berlina il segretario leghista nei panni di Precetto La Qualunque (in omaggio al personaggio di Antonio Albanese). Ma dietro il folklore da corteo, il disagio emerge con numeri non banali. Difficile per il governo ignorare un malcontento così esteso. Restituire potere d’acquisto alle buste paga è il tema che unisce le piazze ai cittadini rimasti a casa.