Sabato 27 Luglio 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Riforma della giustizia, il governo accelera. Abuso d’ufficio cancellato, il centrosinistra si spacca

Il Nazareno striglia i suoi amministratori favorevoli alla rimozione del reato Salvini spinge sulla separazione delle carriere dei magistrati Oggi il ministro Nordio sarà a Palazzo Madama per il question time

Carlo Nordio, ministro della Giustizia (ImagoE)

Carlo Nordio, ministro della Giustizia (ImagoE)

Roma, 11 gennaio 2024 – “La separazione delle carriere è fondamentale". Parola del vicepremier leghista, Matteo Salvini, che dal salotto televisivo di Porta a porta s’intesta la battaglia per la riforma della giustizia e la separazione delle carriere dei magistrati. Scavalcando l’agenda del ministro guardasigilli Carlo Nordio, il cui ddl sulle intercettazioni e la riforma della custodia cautelare è all’esame del senato, ma che sulle carriere ancora indugia, il ministro delle Infrastrutture sostiene che "è necessaria una profonda riforma della giustizia, perché il magistrato è l’unico che se sbaglia non paga". Conteggiando circa 30mila italiani "finiti in galera ingiustamente" negli ultimi anni, Salvini sostiene "che la separazione delle carriere, la separazione del Csm, la valutazione dei magistrati, sia fondamentale".

Carlo Nordio, ministro della Giustizia (ImagoE)
Carlo Nordio, ministro della Giustizia (ImagoE)

Il leader leghista non parla solo in relazione al processo Open Arms in corso a Palermo, dov’è accusato di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio per aver impedito lo sbarco di alcuni migranti soccorsi dalla nave della Ong spagnola. "Ci vado orgoglioso di quello che ho fatto – dice –, perché ho difeso la sicurezza del mio Paese". Stante la competizione elettorale ormai imminente anche tra le forze di governo, il vicepremier del Carroccio si veste a ragion veduta dei panni di fustigatore delle toghe, verso cui il partito della premier Giorgia Meloni preferirebbe invece maggior cautela e distensione. Non è un caso che la separazione delle carriere per adesso sia ancora nei cassetti di via Arenula.

In questi giorni si registrano comunque i primi segnali di accelerazione sulle riforme della giustizia da parte della maggioranza. Il voto di martedì della Commissione al Senato all’abrogazione dell’abuso di ufficio ancora scuote soprattutto il Pd, i cui amministratori sono nel mirino delle critiche del Nazareno per il loro apprezzamento. "Sbagliano quei sindaci di sinistra che chiedono di cambiare la legge per la paura della firma", sostiene l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando. Per il capogruppo dem in commissione Antimafia Walter Verini, invece, la cancellazione del reato presta il fianco "a comportamenti illeciti, favoritismi, condoni penali a condannati definitivi" ignorando il richiamo delle autorità e dei magistrati antimafia. Da parte sua, invece, Italia viva ha lanciato un segnale netto agli altri partiti di opposizione: "Continueremo a votare a favore di questo ddl Nordio perché noi siamo garantisti sempre", assicura il senatore Ivan Scalfarotto.

Mentre prosegue l’esame del ddl da parte della Commissione, oggi il Guardasigilli Nordio sarà nell’aula di palazzo Madama per il question time . L’esecutivo intanto ha dato parere favorevole a un emendamento dell’azzurro Zanettin sul divieto di intercettazioni delle comunicazioni tra indagato e difensore e uno della leghista Stefani sull’archivio digitale delle intercettazioni e che affida al procuratore la tutela del segreto dei "dati personali relativi a soggetti diversi dalle parti".

Considerato l’attivismo del Carroccio, Forza Italia non può esser da meno in tema di riforme della della giustizia, che secondo gli azzurri "devono viaggiare al pari" dell’autonomia differenziata e del premierato. Anche se si tratta di un carnet davvero fitto per la maggioranza. Tanto è vero che a fine anno il presidente del Senato Ignazio La Russa aveva derubricato la giustizia dalle impellenze.

Forza Italia invece ha presentato alla Camera una propria proposta di legge (a firma Calderone, Pittalis e Patriarca) che punta a modificare l’articolo 430 del Codice di procedura penale in materia di attuazione dei principi del giusto processo. Secondo la proposta azzurra "non può essere espletata attività integrativa d’indagine dopo la chiusura delle indagini e fino alla emissione del decreto che dispone il giudizio". In caso di assunzione di nuove prove, l’imputato può far richiesta di pena e processo "con le forme del giudizio abbreviato".