Sabato 27 Luglio 2024

L’orgoglio del papà di PizzAut: "Leo era invisibile, ora è felice"

Nico Acampora ha fondato una Onlus che aiuta i ragazzi con problemi di autismo

L’orgoglio del papà di PizzAut: "Leo era invisibile, ora è felice"

L’orgoglio del papà di PizzAut: "Leo era invisibile, ora è felice"

Leo ha preparato un dolce per San Giuseppe, a scuola. Forse non c’è regalo più grande per Nico Acampora, il papà di Pizzaut e degli autistici d’Italia, che con i suoi locali ha portato la loro realtà all’attenzione di tutto il Paese e anche oltre. In Europa e nel mondo, inserendo la questione nell’agenda dei grandi del pianeta, a ottobre la brigata di Monza e Cassina cucinerà per il G7 a Perugia, ultimo colpo dei pizzaioli che hanno già avuto l’onore in Senato e a Bruxelles e, ora, anche in questa occasione.

"Faccio gli auguri ai papà di figli speciali ma anche alle mamme che devono lottare il doppio per avere la metà dei diritti per i propri ragazzi. In compenso ricevono il triplo d’amore. Essere genitori è impegnarsi anche per i figli degli altri. Solo così costruiamo una società più giusta. Senza questa idea PizzAut non esisterebbe". Perché è nato tutto dal desiderio "di dare un futuro degno di questo nome a Leo e ai giovani come lui, più invisibili prima che cominciassimo questa straordinaria avventura. Un sogno diventato realtà". Il fondatore non si stanca mai di ricordare quando più di sette anni fa un direttore di banca gli chiuse la porta in faccia dicendogli che la sua era un’idea bellissima, ma irrealizzabile. Smentito dai fatti, e sicuramente pentito, "oggi riceviamo richieste dagli Stati Uniti e da tutti i continenti – ricorda Acampora -. A volte non ci credo ancora". Nonostante l’elogio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che nel suo discorso di Capodanno ha definitivamente incoronato l’iniziativa dopo aver tagliato il nastro del ristorante brianzolo, un anno fa, il 3 aprile 2023. L’endorsement dal Quirinale è arrivato alla fine di un lungo percorso "con un solo obiettivo: dare lavoro a chi spesso non aveva neanche osato sperare di trovarlo. E con lo stipendio, autonomia e dignità". La battaglia non si ferma e neppure i progetti: dietro l’angolo c’è il terzo ristorante della catena, questa volta nel cuore di Milano.

Corre anche il piano "di portare i fast-truck in tutte le province italiane, 107, cominciando dalle 12 lombarde. Abbiamo già 7 imprenditori pronti a darci una mano. Pensiamo di appoggiarci e formare le associazioni locali che si occupano di autismo per creare tanta altra occupazione". Va avanti anche la battaglia culturale, dalla quale molto dipende. "Saremo a Torino a fare le pizze alla prima tappa del Giro d’Italia, per abbattere un altro pregiudizio: ancora troppo spesso per i nostri figli fare sport è un miraggio".

A cura di Barbara Calderola