Nel documento ’The Future of Education and Skills: Education 2030’ dell’OCSE si legge: "Esiste una domanda crescente nei confronti delle scuole perché preparino gli studenti ai cambiamenti economici e sociali più rapidi, ai posti di lavoro che non sono stati ancora creati, alle tecnologie che non sono ancora state inventate e a risolvere problemi sociali che non esistevano in passato". E la scuola italiana muove in primi passi in questa direzione facendo entrare in aula l’intelligenza artificiale come risposta innovativa alle sfide della didattica moderna.
In questi giorni, infatti, è stato avviato un progetto sperimentale sull’uso dell’intelligenza artificiale in 15 scuole superiori di quattro regioni italiane: Lombardia, Toscana, Lazio e Calabria. L’obiettivo principale è migliorare la personalizzazione dell’apprendimento e ridurre le disuguaglianze educative, con un’attenzione particolare agli studenti che hanno difficoltà di apprendimento, provengono da contesti socio-economici svantaggiati o di origine straniera. Ma non solo. Oltre a offrire a tutti i ragazzi la possibilità di migliorare il proprio livello di istruzione, il progetto punta a contrastare la dispersione scolastica, soprattutto nella delicata fase della scelta della scuola superiore. All’interno delle scuole che hanno deciso di aderire alla sperimentazione partiranno 3 classi, una per scuola, che verranno monitorate con ‘classi di confronto’. Già al termine di questo primo anno – i ragazzi inizieranno a studiare con l’Ia da novembre, progressivamente, e useranno l’Ia anche nella elaborazione dei compiti a casa – si farà un primo bilancio dell’esperienza. La formazione dei docenti parte questa settimana.
La sperimentazione prevede l’utilizzo di un software installabile su Google Workspace, inizialmente focalizzato sulle materie Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) e sulle lingue straniere. L’intelligenza artificiale, sotto forma di assistente virtuale, individuerà le difficoltà di apprendimento dei singoli studenti e le segnalerà sia al docente che all’alunno. Dopo essere stato informato, il docente, adeguatamente formato, potrà intervenire in modo mirato per aiutare lo studente a superare le difficoltà. Da sottolineare, che il ruolo degli insegnanti non sarà ridimensionato, bensì integrato dagli strumenti di intelligenza artificiale per permettere un insegnamento più flessibile e mirato, capace di adattarsi ai ritmi di apprendimento individuali. La raccolta e l’analisi dei dati prodotti dalle interazioni tra studenti e AI, invece, permetterà di valutare l’efficacia del sistema e di migliorarne l’implementazione.
Il progetto durerà due anni, al termine dei quali sarà valutato dall’Invalsi, confrontando i progressi degli studenti delle classi digitali con quelli delle classi tradizionali. Se i risultati saranno positivi, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale verrà esteso a tutte le scuole italiane a partire dal 2026, un passo che rappresenterà un cambiamento significativo nel percorso didattico, aprendo la strada a un nuovo modello di insegnamento più personalizzato e digitale.
a cura di Marina Santin