Se la parola "straniero" ricorre solo tre volte e nel solo articolo 10 della Costituzione è perché nel 1948, anno dell’entrata in vigore del testo, l’Italia era essenzialmente ancora un paese di emigrazione e non di immigrazione. La Carta mostra tuttavia grande lungimiranza ove si sancisce che "lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge". In tema di diritto d’asilo la nostra Costituzione è tra le più garantiste al mondo.
La Corte costituzionale è intervenuta a delineare lo status costituzionale dei non cittadini stranieri. "Sebbene testualmente nella Costituzione molti diritti facciano riferimento ai cittadini, tuttavia, essi devono applicarsi anche agli stranieri quando si tratta di far rispettare i diritti fondamentali della persona", come spiega l’ex guardasigilli Marta Cartabia. Di recente i giudici sono intervenuti soprattutto sullo status dello "straniero irregolare", sostenendo che ciò non affievolisce la tutela dei diritti fondamentali dell’uomo: come l’accesso alle cure indifferibili, ma anche l’equità della e la funzione rieducativa pena, per cui a parità di reato la clandestinità non può essere un’aggravante.
"L’assenza della cittadinanza italiana non può, di per sé, porsi a giustificazione di differenziazioni legislative", osserva la costituzionalista reggina Carmela Salazar su Consultaonline. Chiamando a suffragio la sentenza della Consulta in cui si stabilisce gli certe forme di assistenza ""per la loro stessa natura, non tollerano distinzioni basate né sulla cittadinanza, né su particolari tipologie di residenza volte ad escludere proprio coloro che risultano i soggetti più esposti alle condizioni di bisogno e di disagio sociale". Rileva però Laura Montanari, ordinario di diritto pubblico comparato, che "la prevalenza dell’esigenza “governare i flussi”, e ridurre gli ingressi, porta all’adozione di soluzioni spesso lesive dei diritti fondamentali". Nel quaderno sui diritti degli stranieri della rivista Federalismi la giurista nota come il contesto dei diritti riveli "la sua fragilità, la sua precarietà, nel momento che i diritti fondamentali emersi con le rivoluzioni liberali, che connotano il modello dello Stato democratico, non vengono riconosciuti proprio ai soggetti più deboli".
A cura di Cosimo Rossi