Dal momento che la bandiera italiana è il tricolore "verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni", come stabilisce l’articolo 12 della Costituzione, saranno in molti a chiedersi il perché della maglia azzurra indossata nello sport. A cominciare dalla nazionale di calcio che più di tutte infervora gli italiani. Si tratta dell’azzurro, o meglio, del "blu Savoia": colore distintivo della "fascia" araldica (a ornamento dello scudo nobiliare e gli abiti) dell’ex casa regnante, nonché delle divise delle truppe sabaude nell’età risorgimentale.
La prima disciplina sportiva ad adottare la maglia azzurra è proprio il calcio. E da quella discendono tutte le altre. All’esordio del 15 maggio 1910 – 6 a 2 contro la Francia all’Arena civica di Milano – la squadra indossa una casacca bianca, con polsini e collo inamidati e orlati di un nastro tricolore. Leggenda vuole che sia stata scelta la maglia del club più forte del momento, il Pro Vercelli. Più prosaicamente, non si era ancora stabilita la divisa e il bianco risultava il più pratico e economico.
La svolta arriva il 6 gennaio 1911, quando – sempre all’arena milanese – l’Italia ospita la Ungheria che, sebbene suddita dell’impero asburgico, dal 1901 gioca come autonoma federazione calcistica coi colori nazionali (verde, bianco e rosso a bande orizzontali). L’undici di Umberto Meazza (difensore, allenatore, fondatore dell’Associazione arbitri e nessuna parentela col celeberrimo Peppin, campione e idolo degli anni ‘30) scende in campo in magli azzurra, calzoncini bianchi e calzini neri. Risultato finale: 0 a 1 a favore dei forti magiari.
Come spiega il dottor Fino Fini, direttore del Museo del Calcio della Figc, viene scelto l’azzurro dello stendardo della casa regnante: il blu Savoia, un gradazione satura tra il pavone profondo e il pervinca, adottato da Amedeo VI nel 1366 in segno di devozione della casata alla Vergine Maria, di cui riprende il tradizionale manto. Anche la Germania, del resto, veste il bianco e nero dell’antica bandiera prussiana, come fa l’Olanda col colore della casata d’Orange fondatrice del regno.
Dal 1911 l’azzurro impiega qualche anno ad affermarsi anche nelle altre compagini sportive rispetto al bianco, usato alternamente fino alla Xa olimpiade del 1932 e comunque adottato per le seconde divise. Con l’eccezione degli sport motoristici, dove il "rosso corsa" distingue dalle origini le macchine italiane da quelle inglesi (verde bottiglia), tedesche (bianco poi argento) e francesi (azzurro) con cui le principali sfide delle origini.
A cura di Cosimo Rossi