Fate questo esperimento: andate su Google, scrivete nella barra delle ricerche “I GIOVANI NON“ e leggete l’elenco dei suggerimenti: troverete “i giovani non hanno voglia di fare niente”, “non vogliono lavorare”, “non vogliono lavorare in fabbrica”, “non vogliono figli”. Questo ritratto – tutt’altro che generoso – delle nuove generazioni non è opera di Google, ma è frutto delle ’query’ che gli italiani fanno ogni giorno sul motore di ricerca, influenzandone le previsioni. L’inizio dell’anno è per molti il momento dei buoni propositi: suggerisco agli adulti di cominciare il 2024 con una domanda diversa: “Ma davvero i giovani non hanno voglia di fare niente?”. Da direttore di una testata che interagisce con gli studenti e che impiega giovani lavoratori posso dirvi che no, non è così, e che basta aggiungere qualche parola a quelle frasi tanto diffuse per cambiare completamente prospettiva. I giovani non vogliono lavorare con capi da cui non si sentono rispettati, come persone e come lavoratori. I giovani non vogliono sacrificarsi, se ’sacrificarsi’ significa immolare la propria vita e il proprio benessere al lavoro (spesso precario e sottopagato). I giovani non hanno voglia di fare niente senza un giusto riconoscimento economico. Possiamo forse biasimarli? Che l’inizio del nuovo anno sia quindi l’occasione per porsi le domande giuste e per provare, ognuno nel proprio piccolo, a tessere un nuovo patto di solidarietà generazionale, oggi più che mai necessario.
QN Nuove generazioniBamboccioni e viziati. O forse no