Mercoledì 24 Aprile 2024

Perché venerdì 17 "porta sfortuna": com'è nata la superstizione

Un giorno temuto fin nell'antica Grecia, perfino il Napoleone spostò di un giorno il suo Colpo di Stato

Per i superstiziosi lo specchio rotto è malaugurante

Per i superstiziosi lo specchio rotto è malaugurante

Venerdì 17, la giornata più sfortunata. Oppure no. Per i più superstiziosi oggi, venerdì 17 marzo, sarebbe meglio non uscire di casa. Troppi guai in agguato. Ma cosa c'è dietro la paura del numero 17, temuto fin dalla notte dei tempi, tant’è che nell’antica Grecia avevano perfino inventato una parola ‘ad hoc’, eptacaidecafobia

Nel mondo, va detto, c'è anche chi festeggia. Il 17 marzo è il giorno di San Patrizio (Patrick’s Day), patrono dell'Irlanda: nei paesi di tradizione anglosassone si scende in strada a festeggiare con fiumi di birra, vestiti verdi, trifogli e cappelli sgargianti.

13 o 17: questione di latitudine

Nei paesi anglosassoni, il numero più sfortunato è il 13 e anche questa paura ha un nome studiato dai greci: la triscaidecafoba. In molti alberghi rigorosamente ‘ligi’ alla superstizione e attenti alle piccole manie dei clienti, è difficile trova la stanza numero 13 o il piano con lo stesso numero nero. Anche in aereo, alcune compagnie preferiscono non sfidare la sorte con la fila numero 13. E così, la versione inglese della sfortuna è approdata al cinema con ‘Friday 13th’, una serie cinematografica di film horror nata negli anni ‘80, che ha come protagonista Jason Voorhees e ricade nella categoria dei film slasher. Talmente fortunata da tenere incollati alla poltrona gli appassionati della saga fino al 2005.

Un giorno sfortunato: lo dicono i latini

La paura del 17 era diffusa anche nella Grecia antica. Persino i discepoli di Pitagora, si racconta lo disprezzassero perché si trovava a metà tra il 16 e il 18, due numeri considerati la rappresentazione geometrica perfetta dei quadrilateri 4×4 e 3×6. Ci sono tracce di questa credenza anche nell’antica Roma: il 17 si scrive XVII in numero romano che, facendo l’anagramma, diventa VIXI: in latino significa ‘Ho vissuto’, al passato, inteso anche come ‘La mia vita è finita’, ai tempi presagio di morte o sventura.

Nell'Antico Testamento si racconta che il Diluvio Universale avvenne proprio il 17 del secondo mese. Ma soprattutto, nel Vangelo il Venerdì santo è il giorno della morte di Gesù. 

Napoleone e il colpo di Stato rimandato

Anche il grande generale francese Napoleone Bonaparte fece la sua parte nella storia del numero 17. Addirittura pare che Bonaparte decise di spostare la data del suo famoso Colpo di Stato, che pose fine al governo del Direttorio: sembra che, sul principio, la prima strategia del piano fosse stata studiata per il giorno 17, ma tutto fu spostato al mattino successivo che, nel calendario del tempo, era il 18 brumaio dell'anno VIII (9 novembre 1799). Il motivo? La superstizione dell’uomo più potente del tempo.

Islam: 17 parole sacre

Il mondo islamico è forse l’unico che non teme il 17. Anzi, 17 sono le parole che fanno parte della liturgia delle cinque preghiere quotidiane. Al momento dell’insediamento, ai re musulmani venivano suggeriti 17 consigli all'atto dell'incoronazione.

Cosa dice la smorfia napoletana

Nella smorfia napoletana, il numero 17 è associato alla ‘disgrazia’. E, si sa, che per i napoletani la smorfia è più sacra della Bibbia.

Gas: la giornata anti-superstizione

Il Cicap – che è il Comitato italiano fondato da Piero Angela che studia e ribalta le superstizioni e le credenze della pseudo scienza – ha creato la 'Gas: la giornata anti superstizione'. “I gruppi locali del Cicap sparsi un po’ in tutta l'Italia – spiegano dal Comitato – propongono occasioni per giocare con le superstizioni e sdrammatizzare sulla paura che alcuni eventi portino sfortuna. Ci troverete in Lazio, Piemonte, Puglia, Umbria e Veneto”. Primo appuntamento della giornata alle 17:17 con il ‘Percorso anti-superstizione’ di Corciano (Perugia).  

Profezia che si autoavvera?

"Quando qualcuno crede che un oggetto, una persona, una frase abbiano il potere di portare sfortuna non fa che condizionarsi, e così, ritenendosi sfortunato, altera inconsapevolmente il suo comportamento e finisce per provocare gli eventi sfortunati che tanto lo spaventano". È la spiegazione ‘scientifica’ del segretario nazionale Cicap, Massimo Polidoro.

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