Martedì 12 Novembre 2024
GIOVANNI BOGANI
Magazine

Addio a Maria Rosaria Omaggio, da Canzonissima all’impegno per la pace e l’ambiente

È la televisione che ci ha reso il suo volto familiare, e amato. Amava le sfide e metteva una passione infinita in tutto quello che faceva

Maria Rosaria Omaggio è morta di malattia a 67 anni

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Roma, 1 luglio 2024 – Un volto bello, mediterraneo, che custodiva la sua napoletanità. Maria Rosaria Omaggio era diventata popolare giovanissima, a diciassette anni, con un’edizione di Canzonissima condotta, nell’inverno 1973/74, da Pippo Baudo. Poi tanto cinema, tanto teatro – tanti premi, compreso il premio Pasinetti a Venezia e il premio Salvo Randone. In un consuntivo neppure esaustivo, saranno più di trenta film per il cinema, 40 serie televisive, 60 spettacoli teatrali, sette libri.

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Il cinema la accoglie nel 1976, con ‘Roma a mano armata’ di Umberto Lenzi e con ‘Squadra antiscippo’ di Bruno Corbucci, al fianco di Tomas Milian. Negli anni a venire, ci saranno l’esordio di Cinzia TH Torrini, ‘Giocare d’azzardo’, ‘Era una notte buia e tempestosa’ di Alessandro Benvenuti, ‘Un paradiso di bugie’ di Stefania Casini, ‘Guido che sfidò le Brigate rosse’ di Giuseppe Ferrara e ‘To Rome With Love’ di Woody Allen. Ma soprattutto, forse, il ruolo di Oriana Fallaci interpretato in ‘Walesa – L’uomo della speranza’ del regista polacco Andrzej Wajda. Un ruolo che le rimarrà nella pelle: con Oriana Fallaci, Maria Pia Omaggio condivideva una enorme somiglianza, e con il tempo aveva imparato ad assumerne, a viverne i gesti, i toni, la voce, tutto. Per quella sua interpretazione, vinse a Venezia il premio Pasinetti, l’Arechi d’oro a Salerno e il premio Oriana Fallaci nel 2014.

È la televisione che ci ha reso il suo volto familiare, e amato. Maria Rosaria Omaggio ha preso parte a molti sceneggiati televisivi: ‘Edera’, ‘Passioni’, ‘Donne di mafia’, ‘La squadra’, ‘Sabato, domenica e lunedì’.

A teatro, non si risparmia, passando da Goldoni a Seneca, da Dumas agli spettacoli futuristi, da Italo Calvino a Noel Coward. Mette in scena l’unico testo teatrale scritto da Gabriel Garcia Marquez, ‘Diatriba d’amore contro un uomo seduto’, con Alessandro D’Alatri alla regia. Interpreta il melologo ‘Il canto di Didone’ mescolando versi dell’ ‘Eneide’ e liriche novecentesche di Giuseppe Ungaretti. Veste i panni di Eleonora Duse in ‘Sensi dannunziani’, e firma in proprio la regia – e anche la traduzione – di uno spettacolo su Golda Meir, ‘Il balcone di Golda’, con Paola Gassman nel ruolo della leader politica israeliana. Aveva una passione, che era più di un divertimento, più di un interesse passeggero: l’esplorazione dell’energia delle pietre dure. Aveva scritto anche un libro sull’argomento, ‘L’energia trasparente – curarsi con i cristalli: pietre preziose e metalli’, divenuto un notevole successo editoriale, tradotto in sei lingue.

Le sfide la appassionavano, sempre. Come quella di interpretare canzoni con testi di Italo Calvino, per parlare e cantare di pace insieme a Grazia di Michele, in un grande concerto all’Ara Pacis, in occasione del centenario dello scrittore. Aveva sposato le battaglie per l’ambiente, quelle per la pace nel mondo, per la tutela dell’infanzia abbandonata, per la difesa delle donne.

Era da tempo ambasciatrice Unicef nel mondo: un impegno nato dopo un viaggio a Mumbai che le aveva lasciato addosso segni indelebili, nell’incontro con bambini mendicanti, con una moltitudine di ragazzi che vivevano in condizioni miserabili. Ha deciso, in quel momento, che avrebbe fatto di tutto per sostenere l’infanzia disagiata. E aveva, poco tempo dopo, iniziato anche a collaborare con la Caritas italiana, lanciando una campagna per le adozioni a distanza. Nello spettacolo ‘Scarpe rosse’ aveva affrontato il tema degli abusi sessuali e dei femminicidi. Per lei, lo spettacolo e la ricerca personale, etica, spirituale erano una cosa sola.

Nello spettacolo ‘Casa pianeta Terra’ raccontava la connessione imprescindibile fra noi e l’ambiente in cui viviamo. "Siamo tutti uniti da un destino comune”, ripeteva. “Ci troviamo in una stessa barca, anzi, in una stessa arca”. Fermamente pacifista, diceva: “Assurdo che ci si scanni per contendersi confini e lembi di terra”. Metteva passione infinita in tutto quello che faceva, in tutte le lotte a cui prendeva parte. Avrebbe meritato un film intero nel quale interpretasse Oriana Fallaci, con la veemenza e la determinazione che lei e la giornalista toscana avevano in comune. E forse lo avrebbe meritato anche Oriana.