Lunedì 29 Aprile 2024

Marcorè: "Il mio elogio dell’inadeguatezza"

L’attore al debutto dietro la macchina da presa con il film “Zamora“: "Essere imbranati? Un limite e una fortuna. Che riguarda tutti"

Roma, 27 marzo 2024 – Per il suo primo film da regista Neri Marcorè ha scelto una storia che parla di inadeguatezza, un tratto della sua personalità che in passato è stato il suo limite e la sua fortuna. Il protagonista di Zamora, il trentenne ragioniere Walter Vismara (Alberto Paradossi) è un tipo molto metodico che rivela tutta la sua inadeguatezza quando per lavoro si deve trasferire da Vigevano a Milano, città piena di vita, musica, divertimenti, in quei primi anni Sessanta. Non solo, il suo nuovo capo, il cavalier Tosetto (Giovanni Storti), fissato con il calcio, obbliga i dipendenti a una sfida tra scapoli e ammogliati che non ammette diserzioni, pena anche il licenziamento. Così Vismara si improvvisa portiere, ma è un vero disastro. E lo è anche con la ragazza con cui nasce “una simpatia“, come si usava dire. Ma Giorgio Cavazzoni (Marcorè), uno che tra i pali era stato un campione, saprà trasformarlo. Tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Perrone, scomparso nel gennaio dello scorso anno e a cui il film è dedicato, Zamora, un titolo che omaggia un leggendario portiere spagnolo degli anni Trenta, sarà nelle sale dal 4 aprile.

Neri Marcorè (57 anni) nel film che segna il suo debutto da regista, Zamora
Neri Marcorè (57 anni) nel film che segna il suo debutto da regista, Zamora

Marcorè, perché proprio questa storia per il suo debutto dietro alla macchina da presa?

"Per i temi, a cominciare dal tema dall’inadeguatezza che secondo me riguarda più o meno tutti in qualche periodo della propria vita. Nell’adolescenza io ero l’inadeguatezza fatta persona ma è stata questa stessa inadeguatezza che mi ha portato a essere scelto da Avati per il ruolo di Nello ne Il cuore altrove. Mi aveva notato nella conduzione di Per un pugno di libri e aveva commentato: “il presentatore più imbranato che abbia mai visto“. Ma l’inadeguatezza è un legaccio da cui bisogna liberarsi, prima che la vita ne venga condizionata".

E l’altro tema?

"Il rapporto tra uomini e donne. I personaggi maschili hanno tutti qualche limite, mentre le figure femminili sono tutte moderne e decisamente superiori per intelligenza e sensibilità. E mi piaceva affermare questa maturità delle donne, tanto più in un’epoca come quella attuale nella quale un “no“ detto da una donna viene interpretato come un “sì“ travestito da “no“, con le degenerazioni a cui assistiamo tutti i giorni".

Come ha scelto il cast e in particolare il protagonista?

"Mi piaceva sovvertire alcuni meccanismi e rinunciare a nomi famosi che non necessariamente sono garanzia di successo. Secondo me c’è bisogno di rinfrescare un po’ il panorama degli interpreti perché ci sono tanti talenti pronti a dimostrare quello che valgono. Come successe a me con Avati, così Alberto Paradossi, l’esordiente protagonista in Zamora, ha questa grande occasione. E poi ci sono gli amici comici, oltre a Giovanni Storti, gli altri presenti con un cameo: Giacomo Poretti, Ale e Franz".

A restituire le atmosfere degli anni Sessanta contribuiscono anche alcune canzoni famose dell’epoca.

"È stato frustrante poterne mettere soltanto cinque, ma i diritti costano. Erano l’emblema di quell’Italia e sembrano scritte apposta per raccontare alcuni passaggi del film: da Ma che freddo fa di Nada, all’inizio, che si lega a questo freddo dell’anima del protagonista, fino al Morandi di Non son degno di te all’Arrivederci di Bindi e poi a Il mondo di Jimmy Fontana, con i versi che parlano di amori già finiti e amori appena nati, perfetto per suggellare la riapertura alla vita di Walter Vismara. So bene che c’è qualche forzatura".

Ovvero?

"La canzone di Nada non è del ’65 ma del ’69. Un’altra forzatura è l’inserimento di alcune scene del Rischiatutto, posteriore. Purtroppo, però, non esistono immagini della Fiera dei sogni, il quiz che Mike conduceva nel ’65 e per me era comunque importante restituire quell’Italia in cui chi possedeva un televisore, riceveva in casa i vicini per vedere tutti insieme il programma".

Qual è il bilancio di questa prima regia?

"È stata una cavalcata meravigliosa, come se una sequenza di pianeti si fosse allineata, dalle prime parole scritte ai titoli di coda. Sarei già contento così, appagato dalla gioia provata in tutte le fasi della realizzazione del film".

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