
Metis Di Meo si è imposta al grande pubblico con la partecipazione a ’Ballando con le Stelle’
La televisione è la sua vita. Metis Di Meo ha iniziato a familiarizzare con quel mondo prestissimo, prima come attrice, poi come conduttrice. La 38enne romana si è imposta all’attenzione del grande pubblico con la partecipazione, nel 2009, a Ballando con le stelle, il talent di Milly Carlucci. Di strada da allora Metis ne ha fatta, esplorando vari mondi. E i numeri lo confermano: Di Meo ha lavorato a oltre 60 format, principalmente televisivi, dedicandosi soprattutto a programmi per ragazzi, di viaggio e territorio.
L’ultima fatica è Metropolis, Urban Art Stories, visibile su Rai Play, serie che attraversa tematiche sociali con artisti contemporanei, viaggiando nelle periferie delle città italiane. "Nasco come attrice, ma ho capito molto presto che volevo fare la conduttrice televisiva – racconta –. Ballando con le stelle è stato il mio trampolino di lancio, anche se allora lavoravo già all’estero, in particolare in una tv americana. Milly mi ha notato ed è partita la sfida".
Da cosa è stata colpita secondo lei?
"Credo dal mio approccio di donna-bambina. Partecipare alla sua trasmissione è stato importantissimo. Oltre a soddifare l’amore degli italiani per la danza, Ballando racconta lo spaccato di un Paese attraverso una serie di personaggi che Milly sceglie accuratamente. È una grande perfezionista".
Cosa le ha lasciato quell’esperienza ?
"Molte cose, ma soprattutto amicizie belle e importanti, come quella con Andrea Roncato. Oltre alla voglia di fare qualcosa cui non ero abituata, ballare. Ovviamente non sono una professionista, però è stato bello mettersi in gioco. Penso che il pubblico questo lo senta e lo apprezzi. A Ballando vengono fuori le storie di ciascun concorrente".
Dopo quel talent ne ha fatta di strada…
"Direi di sì. Amo molto fare televisione e sono grata alla Rai per aver accettato uno dei format da me proposti, Metropolis, Urban Art Stories, che mi dà grande soddisfazione".
Cosa significa avere a che fare con la street art?
"Vuol dire scoprire un mondo bellissimo. L’ho capito a Budapest parlando con alcuni ragazzi. Scrivere sui muri era uno dei pochi modi di comunicare sotto il regime comunista. E consentiva loro di raccontare storie incredibili. Oggi le cose sono cambiate, l’arte urbana è entrata nei musei. Ma è ancora ostaggio di alcuni pregiudizi".
Ovvero?
"Bisognerebbe anzitutto distinguere gli atti di vandalismo, inutili e fini a se stessi, dalla creatività urbana vera e propria. Che va oltre le scritte e i murales, perché ci rivela ciò che i ragazzi non hanno il coraggio di urlare. Ci dice che tanti artisti hanno voglia di stare assieme, di esprimere un loro punto di vista. La street art è un’arte rivoluzionaria. E provo a portare questa rivoluzione in Tv!".
Nel suo lavoro c’è molto impegno sociale.
"Mi piace parlare di democrazia e diritti. Sono in prima linea per la difesa delle donne. Ma c’è ancora molto da fare per l’uguaglianza di genere. Troppe decisioni sono prese ancora soprattutto dagli uomini".
Cosa vuol dire per una donna fare televisione oggi?
"Vuol dire lottare contro tanti pregiudizi. E molti di questi ci toccano da vicino, perché spesso siamo considerate anzitutto per il nostro aspetto fisico. Ma questo è il residuo di un mondo vecchio e da scardinare. Contano le capacità professionali mostrate sul campo".
Chi è Metis Di Meo?
"Sono determinata, ma anche molto creativa. È forse questa la mia peculiarità. Cerco di trasformare le mie idee in qualcosa, possibilmente, di originale. L’ho imparato facendo programmi per i ragazzi".
Parliamo di futuro: cosa bolle in pentola?
"Al momento sto lavorando a due nuovi programmi tv di cui non posso rivelare nulla. Però c’è anche qualcos’altro che mi preme".
Cosa?
(Ride): "Ho un trasloco da fare. E mi terrorizza più di un programma televisivo da costruire".