Deep State. L’anglismo che sta per Stato profondo dà spesso una sensazione di oscurità. Ma più che oscurità cromaticamente siamo sulle tonalità del chiaroscuro. Per decifrare il Deep State e come il potere – nei suoi intrecci – sia cambiato negli ultimi trent’anni, Sabino Cassese rimane la guida più salda e sicura, a iniziare dalla sua esperienza. Alessandra Sardoni che l’ha intervistato per il libro Le strutture del potere scrive "testimone e protagonista di passaggi fondamentali della Repubblica, molto ascoltato da presidenti del Consiglio e almeno quattro capi dello Stato, maestro di almeno due, se non tre, generazioni di giuristi".
Un interlocutore cui se viene chiesto che cos’è il potere, può rispondere con affermazioni tutt’altro che generiche ed evasive. E infatti questo viaggio nelle strutture del potere si apre con due capisaldi del pensiero storico-filosofico-politico: Georg Wilhem Friedrich Hegel e Max Weber. Cassese si dice hegeliano, nel senso più intenso e concreto dell’idealismo del filosofo tedesco. Il potere delle idee, appunto. Che diventa soprattutto, quello che Cassese definisce il potere d’influenza nell’incrocio con la definizione che Max Weber dà del potere "la capacità d’influire sugli altri per ottenerne l’obbedienza e vincerne le obiezioni".
Ma in Italia come si è trasformato il potere? Se si prendono gli ultimi trent’anni viene facile, spesso, considerare l’inchiesta Mani Pulite e l’ondata di Tangentopoli come uno spartiacque non solo in numeri ordinali: Prima e Seconda repubblica. Cassese individua un altro spartiacque: le privatizzazioni. "Le considera un passaggio cruciale – dice Alessandra Sardoni –. Ma non vengono criticate, anche perché si erano rese necessarie a causa di una penetrazione eccessiva dei partiti. Piuttosto tutto questo porta inevitabilmente al cosiddetto spoils system, anche per legge (la Bassanini, ndr) e definirlo come una sostituzione della classe dirigente, ogni volta che cambia un governo, indebolisce quella classe dirigente perché la rende più dipendente dal potere politico e più legata a ragioni di fedeltà. Con un spoils system che diventa sempre più capillare e in certi casi anche selvaggio, troncando anche determinate esperienze".
E così all’orizzonte si stagliano delle figure che un tempo non vivevano certo nell’ombra, ma non venivano nemmeno alla ribalta. Come il ragioniere generale dello Stato o come i capi di gabinetto fino al segretario generale del Quirinale. "Viene messo in evidenza, a esempio, come i capi gabinetto ora spesso siano funzionari della Camera e prima non era così – prosegue Sardoni –. E questo fa una differenza nei rapporti con la politica. Il potere del ragioniere generale dello Stato è vero, ma dipende sempre dai bilanciamenti con le figure politiche di quel momento. Così come per i capi di gabinetto che se vengono presi dal bacino dei funzionari della Camera magari hanno meno forza che in passato. Però spesso poi la politica dice che è la burocrazia che comanda. Da questo libro-conversazioni emegono i chiaroscuri, i grigi e anche le contraddizioni".
Oggi pomeriggio a Roma, alle 17 alla biblioteca della Camera, parleranno di questo libro oltre agli autori, anche Gianni Letta, Ernesto Galli della Loggia ed Enrico Mentana. "Avremo una platea – conclude Sardoni – in cui c’è chi ha gestito il potere come Gianni Letta e nel libro si parla anche di lui per il ruolo che ha avuto come sottosegretario alla presidenza del Consiglio durante i governi Berlusconi, mostrando doti di dialogo e diplomazia, uno storico che ne ha studiato anche le trasformazioni come Galli della Loggia e un osservatore del potere come Mentana".