Domenica 16 Giugno 2024
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Libri

La poesia inedita di Giorgio Bassani: il mistero di Pavana svelato da Angela Siciliano

"A Nino perché non lo dimentichi e lo difenda dai letterati": con queste parole, il 31 agosto 1942, lo scrittore...

Giorgio Bassani (1916-200)

Giorgio Bassani (1916-200)

Bologna, 26 maggio 2024 – "A Nino perché non lo dimentichi e lo difenda dai letterati": con queste parole, il 31 agosto 1942, lo scrittore Giorgio Bassani dedicava ad Angelo (Nino) Arcangeli il dattiloscritto di “Pavana”, una raccolta di versi scritti tra il 1939 e il 1942, divisa in due parti, “Pavana” e “Periferia”. Ma da cosa Nino doveva difenderla? Forse perché Giorgio la considerava un libro singolare, se non unico, nella poesia di quegli anni. Angela Siciliano, lettrice nella Sorbonne Nouvelle di Paris III, nel libro dal titolo “Giorgio Bassani: Pavana” (Officina Libraria) ne presenta oggi una bella, erudita introduzione: spiega i vari passaggi della piccola silloge rimasta inedita, firmata con lo pseudonimo Giacomo Marchi, scoperta di recente nel Fondo Arcangeli dell’ Archiginnasio di Bologna. La raccolta è la prima forma di “Storie di poveri amanti e altri versi”, il volume col quale lo scrittore esordì nel 1945, includendovi 18 liriche di “Pavana” su 27. La deliziosa silloge è importante per vari motivi: è il primo libro di versi scritti da Bassani, ed è l’immagine di un periodo letterario e umano dello scrittore, ebreo e antifascista (fu imprigionato dal Regime nel maggio 1943), che corrisponde ai primi quattro anni di guerra (1939-1942).

Il titolo rimanda alla musica: pavana è infatti una danza rinascimentale, moderata o lenta. In una delle poesie Bassani vi allude e svela probabilmente un ricordo della fanciullezza: lo studio del pianoforte, al quale la mamma lo aveva avviato, il desiderio di dedicarsi al concertismo, svanito dopo che gli interessi letterari, sbocciati all’ università, lo spinsero su un’ altra strada intellettuale. Ecco la prima strofa di complessive due, infiocchettata di enjambements: "Al metronomo sordo d’una mesta pavana / sfiorivi: un crisantemo frangeva l’ombra smorta / della stanza Smettevi di suonare: dalla persiana / lacrimava la polvere del giorno sul pianoforte". Nella raccolta affiorano temi collegati alla morte: in un ventenne, com’era allora Bassani, il riferimento è soprattutto alla morte morale e sociale dell’individuo privato della libertà dal regime. Impedito dunque nel pensiero e nell’azione, mentre la guerra lo privava della gioventù. Tante immagini traspaiono dai versi: Ferrara, le sue strade, il Castello; il lavoro dei metalmeccanici; l’icona della Madonna. Pervasivo è il tema del lutto, dell’esclusione, della perdita. Non resta che una via di salvezza: il rifugio nelle strutture formali, quelle della musica in particolare. E così ci si attacca a Pavane, che dopotutto svela anche riferimenti illustri: in primis a Maurice Ravel, che nel 1899 aveva composto per pianoforte una “Pavane pour une infante défunte”, orchestrata poi nel 1916. Insomma, tout se tient.