Giovedì 12 Dicembre 2024
MARCO BUTICCHI
Libri

Io tra gli studenti: "Scrivete: è memoria"

Appuntamento con “Il profumo delle pagine” di Marco Buticchi: un invito alla scrittura come memoria e eredità per le nuove generazioni, attraverso l'esperienza dello scrittore conferenziere nelle scuole

Studenti a lezione

Studenti a lezione

Firenze, 17 novembre 2024 –  Amo andare nelle scuole di qualsiasi ordine e grado e raccontare agli studenti il mio personale rapporto con la scrittura. Sono convinto che, questa mia abitudine, abbia radici nei miei ricordi – ormai lontani - del conferenziere che ci sottraeva a ore di lezione e interrogazioni.

Trovarsi a domare un’aula magna strapiena di ragazzi, specie le prime volte che lo facevo, mi pareva un’impresa ardua. Poi, dopo le prime parole, avevo modo di stupirmi dall’attenzione con la quale seguivano la mia esposizione. Certo, non potevo pretendere la loro assoluta concentrazione. Ma, al crescere del brusio, questa era la mia minaccia: "Per rispetto alle ore in classe che vi faccio schivare, dovete starmi a sentire. Se non volete farlo, pregherò i vostri insegnanti di riportarvi in aula e di farvi cimentare in qualche compito a sorpresa". Allora calava il silenzio. Restava sempre, però, un gruppetto poco attento, in fondo all’aula magna.

La mia meraviglia cresceva poi dalla raffica di domande che seguivano i miei interventi. Si trattava di curiosità argute, autentiche, spesso imbarazzanti. A volte addirittura scomode. Ho sempre risposto con sincerità, quella che meritano i nostri giovani che si affacciano alla vita.

Sul finire del dibattito, quasi sempre, alzava la mano di uno degli studenti in fondo, tra i risolini dei vicini di combutta. "Io scrivo. Che cosa devo fare?", chiedeva.

Allora mi si riempiva il cuore. Mi rivedo studente, casinaro, vivace, disattento. Ma, ogni volta che raccoglievo le mie sensazioni su un foglio bianco, era una magia che mi aiutava a vincere le incertezze della gioventù. "Continua, sempre", rispondo solitamente. "Non smettere. Non pensare a platee sconfinate o a milioni di lettori. Se sei bravo e fortunato arriveranno anche le soddisfazioni. Pensa piuttosto che lasci memoria".

Fateci caso, in questa modernità nevrotica, nella quale siamo tutti dotati di strumenti atti a registrare ogni istante, abbiamo perso persino la memoria familiare. Chi dei nostri figli o nipoti ricorderà le prodezze del nonno, la vita degli avi, il passato? Eppure, quando i nostri vecchi mettevano la mia generazione attorno a un tavolo e raccontavano le gesta di famiglia, quelle diventavano imprese epiche, indelebili. Così, chi amava scrivere, prendeva un diario o un quadernetto e fissava nero su bianco i ricordi e sensazioni. Erano magari poche frasi sconnesse e sgrammaticate, ma solide testimonianze di chi stava crescendo.

"Tu continua a scrivere", continuo di solito a rispondere. "Pensa che un giorno chi verrà, leggendoti, sarà fiero di te, dei tuoi tempi, della sua famiglia, del suo passato. Non è facile tramandare le memorie di silicio. Prima o poi vanno irrimediabilmente perse nei continui travasi imposti dalla tecnologia galoppante. Quei quaderni un po’ gualciti, invece, se custoditi con cura accompagneranno la tua vita e illumineranno quella dei tuoi cari".