Sabato 18 Maggio 2024
SIMONA BALDELLI
Libri

Fra Italia e Argentina, l’esempio di Adelaida

“I librI degli altri”, le lettere all’autore di Simona Baldelli: Adrián N. Bravi, nella dozzina dello Strega 2024 con “Adelaida”

Adrián N. Bravi

Adrián N. Bravi

Caro Adrián,

perdona l’uso del “tu” e il tono colloquiale con cui affronto il tuo bellissimo Adelaida, che meritatamente si trova nella dozzina del Premio Strega, ma mi parrebbe strano rivolgermi a un collega in altro modo. Non sono critica di professione né di formazione, e nell’affrontare testi altrui m’ispiro al tono con cui l’amato Calvino si rivolgeva a colleghi e autori circa i manoscritti da pubblicare. I libri degli altri: che responsabilità.

Dunque, ho letto la vita di Adelaida Gigli, artista e attivista politica nata a Recanati nel 1927 e figlia del pittore, incisore e scultore Lorenzo Gigli col quale emigrò in Argentina all’età di quattro anni, con l’interesse e la trepidazione di una semplice lettrice. Vi ho immaginati, te e lei, durante le vostre chiacchierate nei pressi di quel colle che si apre sull’infinito, entrambi spaesati, sospesi fra Italia e Argentina, senza una casa da chiamare propria, un pezzo di terra in cui vivere al sicuro. È una condizione che ritrovo, seppur in maniera meno crudele, anche in questo presente dalle tante fiducie smarrite. Per questo il tuo libro mi ha parlato di noi, qui e ora. Ho visto Adelaida inoltrarsi fra dittature, famiglie smembrate, torture. Figli e amici desaparecidos o trucidati; i camion caduti dai portelloni degli aerei in volo, con il loro carico di corpi morti o vivi; i tanti voli della morte. Le parate militari che ne hanno segnato la vita, nell’Italia del ’38 e nell’Argentina di Videla poi. Le pasticche di cianuro cucite nei risvolti delle camicie nel caso in cui si finisca nelle mani della polizia, perché qualsiasi morte è preferibile a quello che ci aspetta. Mi hanno colpito le parole di una di loro, Mercedes Depino, che riuscirà a passare la frontiera senza bisogno di ingoiarle e, molti anni dopo, da Parigi scriverà: "Tuttavia, in pochi anni il mondo ci è crollato addosso. Tutto ha iniziato a scomparire. Noi che abbiamo avuto la fortuna di continuare a vivere siamo rimasti soli”.

Hai scritto un requiem che avanza a tempo di milonga e marce militari. Ci hai mostrato quanto sia profonda la crudeltà umana e l’indifferenza che permette a un centro di tortura di sorgere in mezzo a case e giardini, solo perché la dittatura “salvaguarda i principi su cui si fonda la civiltà argentina”. Quante volte devo nascere ancora? Si chiede Adelaida. Quante volte dovremo rinascere, noi tutti, per non essere Complici del silenzio, come titolava un bel film di un po’ di anni fa, su questi stessi temi? Ci vorrà tempo per trovare le risposte. Intanto, grazie per aver rivolto al nostro cuore le domande. Devi essere contento, perché ci hai consegnato una grande Adelaida e un grande libro.

Un caro saluto, Simona

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