Mercoledì 9 Ottobre 2024
TOMMASO PAPA
Libri

"Belve o virus? Il killer è l’arroganza dell’uomo"

David Quammen, lo scrittore e divulgatore scientifico di “Spillover“, ospite del Festival di Mantova: "Il pericolo di oggi? L’aviaria"

"Belve o virus? Il killer è l’arroganza dell’uomo"

David Quammen,. 76 anni, ieri al Festivaletteratura di Mantova

Con Spillover (2013) ha stupito il mondo, anticipando la pandemia di Covid e preconizzando che sarebbe partita dalla Cina. Prima ancora aveva additato il pericolo dell’Ebola. David Quammen, americano, 76 anni, scrittore e divulgatore scientifico, continua a indagare sui rischi di nuove pandemie zoonotiche, una sorta di prezzo che il pianeta impone – secondo lui - a chi non lo rispetta. Al Festivaletteratura ha portato il suo ultimo lavoro, Il cuore selvaggio della natura uscito nei giorni scorsi per Adelphi.

Di cosa si occupa in questo libro?

"Sono passato da esseri invisibili come i virus a creature decisamente più grandi, pericolose, a specie che definiamo feroci, come quella della foto di copertina, un leone del Serengeti ritratto da Vincent J. Musi".

Quali sono i legami tra questi grandi mammiferi e le sue ricerche precedenti?

"Da oltre vent’anni realizzo reportage per il National Geographic. La prima volta mi mandarono in Congo a seguire uno scienziato statunitense e rimasi con lui 53 giorni nella foresta pluviale. Poi ho girato nel resto del mondo e mi sono convinto che gli esseri viventi sono interconnessi e che l‘uomo non deve creare perturbazioni della biodiversità".

Il libro è dedicato al "cuore selvaggio" della natura che lei più propriamente traduce in "cuore pulsante". Può spiegare da cosa deriva quel concetto?

"Indico quattro condizioni perché sia effettivamente pulsante: servono spazi sufficienti, su larga scala, serve la possibilità di connettersi tra le specie, deve essere stata conservata la competizione che si sviluppa negli animali e nell’uomo. Infine occorre un un buon grado di biodiversità: cosi gli esseri microscopici nutriranno le piante, le piante gli erbivori, gli erbivori i carnivori".

E l’uomo? La sua interferenza ormai è senza ritorno?

"Non tutto è perduto ma dobbiamo smetterla di sentirci all’apogeo della creazione. È vero che abbiamo un grande cervello, la parola, la tecnologia, ma la nostra natura deve integrasi con gli altri esseri viventi, a cominciare dagli animali. Per salvarci serve insegnare la natura ai ragazzini dai 10 anni in poi e fargliela sperimentare direttamente, fargliela vivere".

Lei è partito da esseri invisibili e ha teorizzato lo spillover tra virus e animali, poi animali e uomo. In questo romanzo in scala diversa, dedicato alla natura visibile di una foresta o una savana, vede nuovi pericoli per tutti noi?

"I virus si sviluppano in “ospiti-serbatoio“ che non vengono aggrediti. Dall’ospite-pianta lo spillover, la tracimazione, avviene verso un animale e poi verso l’uomo. E come? Attraverso il cibo frequentemente, o con altri veicoli di trasmissione. È noto il caso del virus dell’Hiv, quello dell’Aids. Sappiamo che passò da un unico primate a un uomo nel 1908, in un contatto avvenuto a Sud-Est del Camerun. L’uomo si era cibato della scimmia e così la “peste del secolo“ si è diffusa nel mondo. Oggi il pericolo incombente è quello dell’aviaria".

Quali precauzioni possiamo prendere?

"È difficile individuare gli ospiti-serbatoio di possibili infezioni. Sappiamo che animali come i pipistrelli e i roditori trasportano virus ma basta lasciali nel loro mondo".

È la prima volta che viene a Mantova: qual è il suo rapporto con la scrittura? Ha un autore preferito?

"Per la verità ho iniziato come romanziere ma ho scritto un solo libro. Poi mi sono dedicato alla scienza e alla divulgazione, cercando di conservare uno stile gradevole, magari avvincente. Nel mio lavoro devo però rimanere strettamente fedele ai fatti. Il mio scrittore preferito? È William Faulkner per anni ne sono stato soggiogato".

E la sua prossima opera?

"Da 17 anni sto studiando il cancro come fenomeno evolutivo, che rende inefficaci le cure. Ma già nel 1996 sono state scoperte anche forme contagiose: un animale, il Diavolo della Tanzania, se lo trasmette combattendo coi suoi simili. Per questo ho in programma di andarci, in Tanzania, per vedere di persona".