
C’è chi ammirando il tramonto prova una sensazione di pace e relax; chi guardando la foto di una persona importante...
C’è chi ammirando il tramonto prova una sensazione di pace e relax; chi guardando la foto di una persona importante nella sua vita si è sentito al sicuro e protetto; e chi avvertendo un odore è tornato con la mente a dei ricordi felici ed è stato subito meglio. Chiunque abbia vissuto momenti come questi ha sperimentato un glimmer, un termine utilizzato in psicologia diventato virale su social. Assieme ai trigger, di cui è l’esatto contrario, è infatti uno dei due concetti che emergono più spesso quando si intraprende un viaggio alla ricerca di una maggiore consapevolezza di sé e del benessere emotivo.
Il suo nome, che significa barlume, si deve a Deb Dana, assistente sociale e clinica specializzata in traumi complessi, che nel 2018 nel suo libro “The Polyvagal Theory in Therapy“ (“La teoria polivagale in terapia”), lo utilizzò per definire i piccoli momenti di gioia, appagamento e serenità che portano a instaurare una connessione positiva con se stessi o con gli altri. L’opposto, appunto, dei trigger, stimoli che richiamano precedenti esperienze traumatiche determinando una risposta emotiva negativa, particolarmente intensa e difficile da controllare.
I glimmer sono personali, ciascuno ha i suoi perché vengono vissuti in modo diverso a seconda del proprio essere, di come ci si sente in quel momento e delle proprie esperienze passate. Tutti però ne traggono beneficio, perchè quando si è più sereni e positivi, la vita sembra meno complicata, si affrontano meglio le difficoltà e si è più produttivi e creativi. Infatti, questi momenti speciali, piccoli o grandi che siano, migliorano l’umore alleviando ansia e stress, rafforzano la motivazione, incrementano la qualità del sonno e il desiderio sessuale, potenziano la resilienza emotiva, ovvero la capacità di trasformare gli eventi negativi in occasioni di crescita e apprendimento, e assicurano benessere psicologico regalando una maggiore sensazione di sicurezza e connessione anche in caso di traumi precedenti poiché sono parte integrante della teoria polivagale che mira a risolvere e comprendere l’impatto del trauma.
Riconoscere i propri glimmer all’inizio non sarà facile, ma con il tempo farlo, diventerà un’abitudine e positività, gratitudine e gioia faranno parte della vita quotidiana. Il primo passo è iniziare a individuare tutto ciò che fa sentire a proprio agio, frutto di stimoli esterni, ovvero ciò che si vede, si sente o si vive (come un’alba spettacolare, un profumo o un gesto di gentilezza) o di emozioni che si vivono interiormente come il piacere della concessione con gli altri o la tranquillità e la pace della solitudine. Utile anche tenere un diario delle esperienze positive che si vivono per fissarle nella memoria e rievocarle quando si è in preda a emozioni negative così da innescare sensazioni di serenità e appagamento che rassereneranno subito la mente.