
di Simona Ballatore L’alluvione di Firenze del 1966 sembrava aver messo “a tacere“ un taccuino prezioso, scritto di pugno da Carlo Emilio Gadda. Per troppo tempo era rimasto intrappolato nel fango, al punto da “sbriciolarsi“ al tocco. L’inchiostro – anzi gli inchiostri – erano stati dilavati dalle acque dell’Arno. Quegli appunti, che erano custoditi nel Gabinetto Vieusseux, tornano ora a narrare gli anni della Grande Guerra e la prigionia dello scrittore, le sue emozioni, a elencare i commilitoni tra i ricordi, a fare la conta dei muli – chiamati per nome – sui campi di battaglia e a rievocare le sue...