Mercoledì 2 Ottobre 2024
MARINA CALLONI
Magazine

La filosofia che abbatte i confini: da Socrate all’apertura alla diversità

A Roma il Congresso mondiale con cinquemila relatori da tutto il mondo. Obiettivo: rigenerare il dialogo

L’affresco di Raffaello La scuola di Atene nella Stanza della Segnatura all’interno dei Palazzi Apostolici in Vaticano

L’affresco di Raffaello La scuola di Atene nella Stanza della Segnatura all’interno dei Palazzi Apostolici in Vaticano

Roma, 1 agosto 2024 – Philosophy across Boundaries: la filosofia attraversa e supera confini. Questo è il tema del XXV Congresso mondiale di filosofia, che si tiene da oggi all’8 agosto a Roma. L’evento sarà ospitato dalla Sapienza Università di Roma e si svolgerà anche in altri luoghi simbolici, come le Terme di Caracalla e il Palatino, collegati tra loro da temi comuni. Si prevedono 5.100 relatori provenienti da oltre cento Paesi, rappresentanti di culture diverse, a dimostrazione che il dialogo è possibile, proprio in un momento in cui la radicalizzazione politica sembra offrire solo prospettive di guerra e conflitti insanabili, con la creazione di nuovi confini e barriere che rinviano sine die le prospettive di pace.

La filosofia presuppone un pensiero libero e la possibilità di essere ascoltati e criticati, prendendo sul serio il punto di vista altrui. Si tratta di un discorso che mette in relazione due o più persone, aprendo un rispettoso dialogo comune, privo di violenza.

La filosofia occidentale era nata nelle colonie greche proprio per dare un senso alla realtà circostante; si era poi trasformata nella polis ateniese in un discorso pubblico, come tramandato attraverso la figura di Socrate nei dialoghi platonici. La filosofia significa anche auto-riflessione sul proprio modo di pensare e di agire e sulle modalità di vivere nel mondo insieme ad altri esseri umani e nell’ambiente circostante. La sfida del Congresso mondiale consta proprio nel ripensare una disciplina antica quanto il mondo conosciuto, grazie alla rielaborazione di ciò che esperiamo e a cui diamo un nome in forma di concetto.

La filosofia è da sempre oggetto di critiche per il suo significato impalpabile privo di appigli pratici e commerciali, per il suo intellettualismo escludente, per le oscure diatribe e rivalità accademiche, per l’incomprensibilità di linguaggi convoluti, per la difesa di quella torre eburnea in cui si è rinchiusa. Eppure, il Congresso – come ha ricordato il presidente Luca Scarantino – vuole mostrare altri volti della filosofia, a partire dalle presenza di migliaia di persone che si confronteranno in carne e ossa, al di là delle trincee accademiche e delle distanze continentali.

La filosofia vuole soprattutto creare ponti tra punti irrelati, unendo opposti, collegando distanze, comunicando tra estranei e incontrando diversità. I ponti si trovano in dimensioni spaziali sospese, che cambiano la fenomenologia a seconda dello sguardo di chi li osserva o li attraversa. La filosofia assume un valore pubblico non solo perché ascolta le voci della multiforme società civile globale, bensì perché si rivolge ad essa con un linguaggio comprensibile, non solo specialistico. La filosofia chiusa in sé stessa tradisce le proprie origini.

La ricerca di nuovi luoghi del sapere contro riduttive metafisiche monistiche aveva del resto indotto l’apertura di nuovi spazi della conoscenza, come ci ha insegnato la storia della nascita delle università, liberatesi dalla sottomissione a una teologia repressiva. La limitazione del pensiero entro confini ristretti viola la natura stessa della filosofia come incessante proposizione di domande radicali. Del resto, le ripetizioni dottrinali impediscono la comprensione della complessità; ostacolano l’ampliamento delle visioni; reprimono la generazione di concetti pragmatici che aiutino a decifrare l’incomprensibilità del mondo.

Accanto al dibattito disciplinare e specialistico, il XXV Congresso mondiale di filosofia intende introdurre, anche provocatoriamente, tre innovative linee di sviluppo, portatrici di diversità: l’approccio interculturale per evitare visioni occidentalocentriche esclusive del Sud globale; la consapevolezza di una necessaria interdisciplinarità grazie al confronto con linguaggi scientifici differenti, a partire dalle nuove tecnologie e dall’intelligenza artificiale; il riconoscimento della centralità delle questioni di genere, come una urgenza non solo socio-economica e politica, bensì teorica e culturale, necessaria per rigenerare democrazie in crisi, ridefinire il senso della giustizia sociale e ambientale, sostenere sfere pubbliche critiche e deliberative.

La forza della filosofia risiede tuttavia paradossalmente proprio nella sua limitatezza costitutiva, nell’impossibilità di pensare il tutto, come invece Hegel pretendeva. È il pungolo irrequieto della continua insoddisfazione che spinge la filosofia ad andare sempre in avanti. Come ricordava Amleto a Orazio nella tragedia shakespeariana: "Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante la tua filosofia possa sognare".