Veneto, alla scoperta delle dimore storiche e dei loro magnifici parchi verdi
Immerse in giardini mozzafiato, ai piedi di morbide colline, tra giochi di luce e rimandi di forme, le ville in Veneto costituiscono un importante patrimonio culturale - tutelato dall’Unesco -, tutto da scoprire. Ce ne sono più di quattromila da visitare tra Veneto e Friuli, e sono la più viva testimonianza di quanto rimane degli sfarzi della Repubblica di Venezia. Costruite tra il 1400 e il 1800, molte si possono visitare. Se si parla di ville venete non si può non citare il nome di Andrea Palladio. Villa Almerico Capra è probabilmente la più nota e simbolica tra le ville palladiane. La villa-tempio sorge sulla sommità di un colle all’inizio della Riviera Berica, nella campagna del Vicentino. Costruita dall’architetto padovano intorno al 1570, ‘La Rotonda’ si compone di una sala centrale in forma circolare, inscritta in una base quadrata con quattro facce uguali. «Questo a tutto rigore si potrebbe dire abitabile, non però fatto per essere abitato. La sala è delle più belle proporzioni, come parimenti le stanze; ma il tutto basterebbe a stento per residenza estiva di una famiglia distinta», sono le parole di Goethe, in visita nel 1786. I rapporti geometrici e i riferimenti simbolici sono la celebrazione del suo committente, Paolo Almerico. I rimandi al tempio, con le colonne dei quattro pronai e la cupola, e all’uomo posto al centro, sono tipicamente cinquecenteschi. Nessuno dei due vide l’opera completata. Villa Contarini, situata nel centro storico Piazzola sul Brenta, nel Padovano, è una delle più maestose. I Contarini erano tra le dodici famiglie ‘apostoliche’ di Venezia, che poteva così controllare il collegamento commerciale più vantaggioso, lungo il corso del fiume Brenta. Basata sui resti di un antico castello costruito intorno all’anno Mille, fino alla seconda metà del Seicento la Villa rimase dimora rurale. Fu Marco Contarini, procuratore di San Marco, ad ampliare l’edificio e facendone uno straordinario “luogo teatrale”, una sorta di reggia. La famiglia vi impiantò anche una tipografia, per pubblicare i resoconti delle loro feste. La partecipazione al progetto del Palladio è stata confermata da alcuni documenti scoperti negli ultimi anni.