La magia del Parco dei Gessi: lupi e bisonti dell’Era glaciale spuntano nell’ex Cava di Filo
I resti degli animali trovati nel giacimento paleontologico che affascina esperti e profani. Gli emissari Unesco hanno visitato i calanchi, candidati a Patrimonio dell’Umanità
Il Parco dei Gessi continua a regalare emozioni e a svelare meraviglie nascoste. Una perla tutta bolognese, nel cuore del territorio di San Lazzaro, finita da tempo sulle cronache di tutto il mondo per l’importanza naturalistica e archeologica che può vantare. Tanto da veder nascere la candidatura per i calanchi e i gessi emiliano-romagnoli (incluso il parco) a ‘Patrimonio mondiale dell’umanità’. L’iter è iniziato già da qualche mese: gli emissari dell’Unesco hanno fatto tappa in città a fine novembre, al termine di un percorso iniziato a Reggio Emilia, per visitare e verificare i requisiti del ‘Carsismo nelle Evaporiti e grotte dell’Appennino settentrionale’ (tra le tappe anche il Museo della Preistoria Donini). Gli scavi all’ex Cava di Filo, organizzati dal polo museale, ribadiscono ancora una volta l’importanza del giacimento paleontologico della cava come uno dei teatri mondiali del processo di trasformazione del lupo in cane. L’area è stata anche inserita nel progetto ‘Fido’, sostenuto dalla National Geographic Society, prima di diventare protagonista della rassegna culturale del Comune di San Lazzaro ‘Prehistorica’, con visite guidate in loco, seminari e laboratori per tutte le età. Un evento che lo scorso settembre ha riscosso un grande successo e ha portato oltre 450 persone alla scoperta dell’archeologia e delle meraviglie ‘nascoste’ sul territorio sanlazzarese. All’ex cava continuano ad emergere importanti resti del grande lupo pleistocenico (Canis lupus) e del bisonte antico (Bison priscus), veri dominatori delle steppe e delle praterie dell’Ultimo Periodo Glaciale. I livelli più profondi della cavità carsica, risalenti a circa 24mila anni fa, rivelano inoltre ulteriori segreti finora inesplorati: le indagini condotte con il Gruppo speleogico bolognese evidenziano diramazioni e formazioni laterali delle cavità carsiche di cui, fino alla scoperta, non si conosceva neppure l’esistenza. "Il territorio di San Lazzaro si conferma al centro della divulgazione e della scoperta scientifica – puntualizza Juri Guidi, assessore comunale alla Cultura –. Ogni nuova scoperta ci avvicina a un passato lontano, ma mai così attuale e importante, e permette l’avvio di nuovi scavi e progetti, anche in collaborazione con il nostro Museo Donini e l’Ente parco. Nuove scoperte che continueremo a raccontare e a diffondere grazie a rassegne come Prehistorica, che diventerà un appuntamento annuale con l’archeologia, la speleologia e l’unicità del nostro territorio". Una rete virtuosa che vede alle spalle un movimento culturale attivo e prolifico, in sala bolognese. "La nostra San Lazzaro è una continua scoperta – aggiunge la sindaca Isabella Conti –, è ricca di tesori naturalistici, culturali e scientifici. Dai panorami mozzafiato dei gessi e dei calanchi fino alle profondità delle sue grotte, da cui negli ultimi anni sono emersi reperti di inestimabile valore scientifico, come il cranio dell’età del Rame rinvenuto nella grotta Loubens, al Farneto. Il Comune è in prima linea per valorizzare queste ricchezze, insieme al Museo Donini, al nuovo Parco dei Dinosauri e a tutte le realtà che ogni giorno lavorano per avvicinare le persone all’affascinante storia del nostro pianeta". Insomma, un altro tassello di un mosaico importante che vede sotto le Torri un ventaglio ampio e variegato di chicche tutte da scoprire. Anche a costo di scavare nella storia.