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Golfo dei poeti, un viaggio per tutte le stagioni

Non solo Cinque Terre: dalla Venere di Botticelli alla musa della moderna fotografia, La Spezia offre storie inaspettate, panorami mozzafiato dal Castello, musei da primato e tanta buona tavola

di MONICA GUZZI -
13 febbraio 2024
Portovenere

Portovenere

Dalle mura severe del castello di San Giorgio, su un poggio spazzato dal vento collegato alla città bassa da scalinate e ascensore, si può ammirare il mare, con l’Arsenale, i primati e i segreti custoditi dal Museo Navale. Qui fu costruito il primo sommergibile, qui Guglielmo Marconi fece i suoi primi esperimenti. In mezzo, fra il castello e il mare, c’è tutta la storia di La Spezia: i palazzi liberty e il razionalismo, l’anello di Venere, dedicato a due grandi donne (una fu la musa di Botticelli, l’altra la regina della moderna fotografia), la storica via del Prione e il Museo Lia, fino alla ferita provocata dai bombardamenti della seconda Guerra Mondiale, rievocati nella Galleria Quintino Sella, il rifugio antiaereo dove un allestimento multimediale fa rivivere ai visitatori la notte fra il 18 e il 19 aprile del ’43, quando 1.300 tonnellate di bombe furono sganciate sulla città, provocando in poche ore 120 morti.

Il Golfo dei poeti

Ferite che convivono con un nome dolce, come quello del Golfo dei Poeti, caro a Byron e Shelley, o ancora a Wagner, che qui trovò l’ispirazione per comporre il Preludio in Mi Bemolle Maggiore de L’Oro del Reno, parte prima della gigantesca tetralogia dell’Anello del Nibelungo. In questo golfo sbarcano 750mila crocieristi ogni anno per visitare la città e la costellazione dei suoi tesori, dalle Cinque Terre a Portovenere.

La statua di Wagner
La statua di Wagner

Un milione di arrivi l’anno, che a La Spezia trovano una comoda base grazie a un sistema di collegamenti via treno, autobus e battello, per un turismo vivace tutto l’anno. Chi può, fugga dall’estate, quando muoversi in questi minuscoli borghi diventa davvero caotico. E soprattutto, dimentichi l’automobile.

Patrimonio Unesco

Da Monterosso a Portovenere, con l’isola di Palmaria, è uno scrigno di tesori abbarbicati sulla roccia. Per raggiungere tutto l’anno le Cinque Terre (Monterosso, Vernazza, Corniglia,

Manarola
Manarola

Manarola e Riomaggiore), antichi villaggi di pescatori a picco sul mare collegati fra loro da una fitta rete di sentieri escursionistici, il modo più comodo è il treno, con fermate in tutti e cinque i borghi (una frequenza di corse che varia da 10 minuti a un’ora a seconda della stagione e una speciale card che taglia i prezzi). Un boom scoppiato negli anni Novanta, sulla spinta degli americani, e che prosegue oggi con i selfie dei giapponesi e un turismo internazionale.

Portovenere è facilmente raggiungibile dalla Spezia con l’autobus numero 11, mentre in bassa stagione la barca può passare la mano all’automobile. Vista mozzafiato sul mare, un castello imponente e una chiesa sospesa sul blu sono i panorami più suggestivi del borgo più romantico della Riviera di Levante. Un consiglio: raggiungete di sera la chiesa di San Pietro, del XII secolo, illuminata e imponente come una fortezza. Fu realizzata sui resti di un antico tempio dedicato a Venere e stregò Eugenio Montale, che le dedicò una poesia. Di fronte l’isola Palmaria e a pochi chilometri la frazione Le Grazie, il borgo dei palombari.

Portovenere
Portovenere

Una città da vivere

Non solo base per visitare i tesori della sua costa. La Spezia propone sentieri escursionistici nel Parco delle Cinque Terre collegati direttamente alla città, oltre a diversi sentieri ad anello percorribili anche da persone con necessità motorie speciali. L’ultima novità è l’Anello di Venere. “Stiamo lavorando su questo percorso che parte dal castello di San Giorgio per arrivare alla casa della Venere di Botticelli, Simonetta Cattaneo Vespucci”, annuncia la deputata e vicesindaca Maria Grazia Frijia, reponsabile dell'assessorato alla promozione turistica della città. La musa di Botticelli, nativa di Fezzano, sposò Marco Vespucci e si trasferì a Firenze, dove divenne la donna più bella della sua epoca. Ma non fu l’unica donna a cui La Spezia legò il suo nome. In piazza Sant’Agostino una scultura indica la casa dove visse la Contessa di

Via del Prione
Via del Prione

Castiglione, Virginia Oldoini, figlia del marchese spezzino Filippo Oldoini e cugina di Camillo Benso Conte di Cavour, che proprio a La Spezia volle costruire una formidabile base militare. Amante di Napoleone III, la contessa fu un’icona dandy del suo tempo, modella e fotografa appassionata: molti suoi scatti sono all’Art Museum di New York. Personaggi leggendari e poeti che qui facevano tappa per il grand tour, ma anche generazioni di teste coronate, come i Savoia, che venivano a svernare nel Golfo dei poeti.

Il Castello

Il Castello di San Giorgio, costruito in diverse fasi fra il Quattrocento e il Seicento, è il monumento più rappresentativo della città, non solo per il panorama sul golfo che offre, ma per i reperti custoditi: al piano inferiore le testimonianze della vita del territorio dal pleistocene alla romanizzazione, dove spicca la suggestiva raccolta di statue stele, e al piano sopra i reperti romani provenienti dall’area di Luni, l‘antica Luna, colonia che legò la sua fortuna alle vicine cave di marmo delle Apuane, distrutta nel 643 dal longobardo Rotari.

Castello
Castello

Via Prione e il Museo Lia

Dal castello si scende in centro, per una passeggiata nella storica via del Prione, dove i palazzi antichi convivono con le ferite lasciate dalla guerra. La via dello shopping collega piazze e musei, tra cui spicca il piccolo Louvre della Liguria, il Museo Civico Amedeo Lia, nato nel ’95 grazie all’importante donazione di opere d’arte di Amedeo Lia e della sua famiglia. Il museo si articola in tredici sale e ha sede nell’antico complesso della chiesa e del convento dei Frati di San Francesco di Paola: tra le chicche, un Ritratto di gentiluomo di Tiziano, un autoritratto del Pontorno, un nucleo archeologico di vetri, una sezione di caravaggeschi, oggetti in avorio e gioielli antichi. Attualmente ospita anche una mostra dedicata agli Angeli nella Natività e all’Adorazione dei pastori e dei magi. Nello stesso complesso trova casa l’originale Museo del Sigillo, il più importante in Europa con 1800 pezzi dai più importanti ai più stravaganti in avorio, madreperla o argento.

Museo Sigillo
Museo Sigillo

Il Museo tecnico navale

La Marina inaugurò nel 1869 alla Spezia il più grande Arsenale dell’epoca in Italia e la città divenne un centro moderno. L’idea di attrezzare militarmente il golfo fu in principio di Napoleone Bonaparte, ma fu Camillo Benso Conte di Cavour a realizzarla. Visitato lo scorso anno da 30mila persone, il museo diretto dall’ammiraglio Leonardo Merlini propone un cammino fra origini, maestranze, uomini, imprese ed eroi, tecnica ed eccellenze.

Museo Navale
Museo Navale

Qui si trovano le attrezzature per palombari, una grossa galleria di armi, i modelli di eccellenze come l’Amerigo Vespucci o le navi disegnate da Leonardo Da Vinci, vengono raccontate le prime spedizioni polari ed esposti i primi barchini esplosivi e motoscafi siluranti, fino ad arrivare al siluro a lenta corsa, con uno dei pochi esemplari intatti del cosiddetto “maiale”, usato nella seconda Guerra Mondiale in diverse missioni di sabotaggio, o ancora le lamiere contorte del regio sommergibile Scirè, affondato nel ’42 ad Haifa. Fra le chicche, la sala Marconi, con gli oggetti utilizzati per gli esperimenti dello scienziato. Accompagnati dal bibliotecario del museo, Gianluca Pini, scopriamo qui le zone telegrafiche originali che riportano i messaggi in alfabeto Morse scambiati il 17 luglio 1897 nel golfo di La Spezia durante le prime prove al mondo di radiotelegrafia navale effettuate a bordo della corazzata della regia marina San Martino. E il museo conserva ancora quei nastri di carta, salvati da un telegrafista. Ma la parte più spettacolare è al piano superiore, con la Sala delle Polene, unica al mondo, con 28 figure posizionate su travi curve che richiamano il dritto di prora dei velieri. Qui troviamo la polena dei piroscafi dell’impresa dei Mille, o la più antica, la Minerva (1783), appartenente a una fregata borbonica che combattè contro la flotta inglese di Nelson. La polena Kaiserin Elisabet è la mitica Sissi, mentre la misteriosa Atalanta ha una storia leggendaria. Si racconta infatti che il suo sguardo fa innamorare e impazzire chi la guarda.

Museo Navale
Museo Navale

La città moderna

Lo skyline della moderna cattedrale di Cristo Re è uno dei simboli nuovi della città. Di forma circolare, può contenere fino a 2.500 persone. Progettata al di sopra dei portici di via Vittorio Veneto, fu progettata dall’architetto Adalberto Libera, tra i maggiori esponenti del razionalismo, alla fine degli anni ’50 e portata a termine dall’architetto spezzino Cesare Galeazzi. A due passi spicca il Matitone, dal nome dato dagli spezzini all’ex asilo e casa per ferie delle suore, che oggi ha ritrovato nuova vita grazie ad Allegro Italia, catena alberghiera che ha messo radici nell’edificio trasformandolo in un comodo condo-hotel (camere e appartamenti) a tre stelle aperto tutto l’anno con una spettacolare terrazza con vista sul Golfo dei poeti aperta anche alla città. Oggi la Terrazza Golden è un sito panoramico per ristorazione (la cucina è curata dallo chef Luigi Rosa, i suoi piatti imperdibili sono le trofie alla Portofino, gli gnocchetti di mare e il polpo croccante al rosmarino) e cocktail bar fruibile da tutti e non solo per gli ospiti dell’hotel. Sempre da qui parte la passeggiata lungo le mura.

La città moderna: Golden Terrace
La città moderna: Golden Terrace

I peccati di gola

La cucina della città è un mix tra Liguria ed entroterra. Famosi i testaroli, presidio Slow Food, uno dei formati di pasta più antichi, fatto di farina e acqua e originario della vicina Lunigiana. Si possono condire con ragù, funghi, salsa di noci e pesto, accompagnabile a sua volta con le più liguri trofie.

Tra le zuppe spicca la musciua, a base di ceci, farro e fagioli, mentre anche qui è un tripudio di focaccia e farinata. Tra i vini, frutto di coltivazioni eroiche sui terrazzamenti, la parte del leone è fatta dal Vermentino e dal Pigato. Tra i vini più tipici, lo Sciacchetrà Doc, passito dolce e liquoroso.