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Feral, l'analcolico a base di barbabietola prodotto sulle montagne trentine

di SOFIA SPAGNOLI -
7 dicembre 2023
Feral

Feral

Sull’onda, e la rivincita, delle bevande 'alcol free', è nata nel cuore delle montagne trentine una bevanda alternativa, a base di barbabietola: è Feral. “Che cos’è Feral? Non è un soft drink e non è un vino. Ma non è nemmeno un vino senza alcol. Noi li chiamiamo fermentati botanici”, spiega Maddalena Zanoni, 38 anni, la fondatrice della startup con sede a Trento che insieme al suo team si è posta una grande missione: rivoluzionare il mondo delle bevande fermentate botaniche, dimostrando che la barbabietola e altri ingredienti umili possono dare vita a creazioni straordinarie.

L’idea

Maddalena Zanoni

“L’idea nasce da una crisi interiore – commenta Maddalena Zanoni - ho lavorato prima in un’azienda che si occupava di consulenza, poi in una multinazionale. Ero sempre di corsa, e in questa corsa affannata mi ero dimenticata chi fossi. Mi identificavo solo con ciò che facevo, con le lingue che parlavo, con i contatti che riuscivo a gestire. Serviva un cambiamento: ho deciso di licenziarmi e sono andata a vivere due mesi in malga”. Così, la super manager decide di lasciare un futuro senza incognite per dare spazio alla libertà. “In malga mi sono annoiata tantissimo, abituata io alla vita fenetica, ma dalla noia sono nate tante idee: innanzitutto ho riscoperto le mie radici e la passione per la fermentazione, poi ho incontrato una ragazza, esperta di botanica, che mi ha insegnato tanto su piante ed erbe”. Riscoprendo le proprie origini e ritrovando sé stessa, a Maddalena è venuta l’idea di creare una bevanda che racchiudesse tutto ciò che aveva appreso in malga e che raccogliesse i sapori del territorio, da lei riscoperti. Nasce così Feral: il nome non è di certo casuale. Feral è un termine con cui ci si riferisce a un animale tenuto in cattività, che fa ritorno alla natura selvaggia e incontaminata

Passione per la fermentazione

Il Feral in fase di fermentazione

Feral è un fermentato botanico a base di barbabietola rossa o bianca, che viene lasciato in infusione con fiori, legni, radici e spezie. Il processo di fermentazione è naturale, e consente agli zuccheri di acquisire un sapore stratificato. Gli ingredienti biologici vengono mescolati e lasciati in macerazione per ore. Poi, segue il processo di fermentazione, completamente naturale. Si tratta di un passaggio fondamentale, perché gli zuccheri della bevanda acquisiscono in questa fase aromi e sapori complessi. Sorprendono fin da subito la corposità e il profumo della bevanda: un fermentato Feral versato in un calice si confonde facilmente con un vino, sia per colore, che per corposità. Strabiliante anche la persistenza del sapore, che non è evanescente, ma resta in bocca, quasi fosse un vino. “Abbiamo lavorato molto sulla persistenza del gusto. Siamo riusciti ad ottenerla attraverso un’attenta combinazione di qualità di pepi, che rendono più duraturo il sapore”

La barbabietola

Ma perché proprio la barbabietola? “Volevamo nobilitare un elemento povero e umile come la barbabietola – commenta Zanoni - pur essendo brutta e fangosa, siamo riusciti ad elevarne il gusto. L’idea dietro questa scelta è pienamente filosofica".

Quattro fermentati sul mercato

Le quattro versioni del Feral

Attualmente i fermentati botanici presenti sul mercato sono quattro. Il primo, il fermentato di barbabietola bianca con luppolo e pepe di Szechuan: bevanda citrica perfetta per l’aperitivo o da abbinare a pesce o carni bianche e delicate, come quella del coniglio. Poi il fermentato di barbabietola bianca con zenzero, pimento e bacche di ginepro: una creazione calda e piccante, ideale a fine pasto. Ideale per piatti affumicati, carne o formaggi stagionati è il fermentato di barbabietola rossa e mirtillo selvatico con rovere, pepe nero e timo. Infine, il fermentato di barbabietola rossa e mirtillo selvatico con rovere, lavanda e ginepro, dal gusto floreale, da abbinare a pesce saporito o salumi I fermentati Feral sono sul mercato da maggio scorso e si possono ordinare online direttamente dal sito. Sono disponibili anche in alcuni ristoranti come il Joia di Pietro Leemann a Milano o all’Alfio Ghezzi bistrot, al Museo d’arte moderna di Rovereto (Mart). “La prima risposta affermativa dopo il lancio è arrivata proprio dai ristoranti gourmet , più propensi alla sperimentazione - commenta Zanoni – all’estero, ci siamo ritagliati uno spazio nel mercato del Nord Europa, dove drink o le bevande alcol free sono molto richieste”