
Si guarda indietro, come gli capitava di fare al Giro d’Italia per riconoscere le giornate da campione e accettare quelle da gregario. Storia di scatti, di inseguimenti e di fatica, quella di Christian Milone, chef e patron della Trattoria Zappatori. E storia di un autodidatta acquisito, alla non tenera età di 25 anni, quando decise di dedicarsi al locale che papà Francesco e mamma Teresina gestivano a Pinerolo. “Sono entrato in cucina con la bellezza dell’ignoranza”, ammette. “Certo, nell’accezione positiva: ancorché figlio di ristoratori, ignoravo tutto. Insomma, iniziavo da zero. Ma è stata la mia fortuna – precisa – dovevo fare a meno degli insegnamenti altrui e trovare la mia strada”. Che, in effetti, ha poi trovato alla grande e senza copiare nessuno.
“Felicemente”, aggiunge, spiegando che lui ha bisogno di spazio, verde, contatti umani e silenzi. Tutte cose che nella frenetica Milano scarseggiano. E che invece Christian trova a Torino, perché – spiega – “almeno lì, se cadi a terra, qualcuno ti chiede se ti sei fatto male. E questo mi piace”. Contraddirlo? Un’impresa. Come esagerare nei complimenti, scomodando la stella Michelin arrivata nel 2016 o la sua sorprendente verve imprenditoriale, visto che oltre alla Trattoria Zappatori, deve occuparsi dei suoi nuovi locali a Torino e Cherasco, del suo relais di charme nell’Astigiano e dell’azienda agricola avviata poco lontano da Pinerolo. Sincero: “Non sono un predestinato. Per 4 anni, ho avuto modo di fare esperienza da Enrico Crippa ad Alba che è un’enciclopedia vivente dell’arte culinaria. Mi ha trasmesso molto, ma ha anche distrutto la mia autostima”. Quindi? Nessun problema: “Sono volitivo e determinato. Sono uno che nella vita si è sempre tirato su le maniche”. Perfezionista? Di sicuro, aggiungiamo noi. Del resto, è lui stesso ad annuire quando lo paragonano ai francesi notoriamente cartesiani, portati a spaccare il capello anche in cucina. E qui, è ancora una volta lui a benedire i suoi anni nel mondo del ciclismo, “scuola di vita”, perché un giorno sei sul podio e quello successivo nella polvere. Certo, con un po’ di sana accortezza. Come quella richiesta – parole sue – quando hai 43 anni e devi cominciare a pensare che il tempo passa anche per te. Lo sport? Appena si libera, Christian non si tira indietro: diving, ippica, trekking, biking. E l’alimentazione? Sana e saggia: per tenersi in forma e stare bene nel cervello. Per continuare a inventare piatti che flirtano con il passato remoto e con il futuro prossimo. E per non rinnegare l’istinto: creare nuovi traguardi. E pedalare.