Giovedì 3 Ottobre 2024
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Esteri

Voto in Brandeburgo. Spd avanti, Scholz respira. Primo stop all’ultradestra

Il partito socialdemocratico di Olaf Scholz vince in Brandeburgo, frenando l'ultradestra. Tuttavia, l'AfD resta una minaccia politica significativa.

Voto in Brandeburgo. Spd avanti, Scholz respira. Primo stop all’ultradestra

Il premier del Land e candidato principale della Spd, Dietmar Woidke, bacia la moglie Susanne dopo gli exit poll

di Roberto Brunelli

BERLINO

"È stata una rimonta furiosa", sibila con un sospiro Kevin Kühnert, capo organizzativo del partito socialdemocratico di Olaf Scholz, pochi minuti dopo la chiusura dei seggi. Sollievo comprensibile, dato che il Brandeburgo – il grande Land dell’ex Ddr che ingloba la città-Stato di Berlino – sembrerebbe aver arginato, per ora, l’onda nera dell’ultradestra tedesca: stando alle proiezioni di ieri sera, la Spd del governatore uscente Dietmar Woidke si conferma primo partito con il 31,3% dei voti, mentre l’AfD, classificata dall’intelligence come “destra estrema”, si ferma al 29,5%.

Insomma, lo tsunami delle elezioni in Turingia e in Sassonia con l’avanzata della marea nera si è ripetuto nei numeri, ma non nell’impatto politico: l’ultradestra ha sì guadagnato oltre 6 punti rispetto alle elezioni del 2019, ma vede allontanarsi il sogno di essere la prima forza politica nel Land che da 34 anni è una roccaforte socialdemocratica. Su queste basi, il popolarissimo Woidke può, forse, ambire a continuare il suo lavoro insieme ai conservatori della Cdu e i Verdi, mentre Scholz ha qualche speranza in più di restare in sella fino alle elezioni federali che si terranno fra un anno.

In teoria, almeno. La partita rimane tutt’altro che semplice: perché il 29,5% dell’AfD è comunque un risultato gigantesco, con il quale fare i conti anche se sta all’opposizione, con tutto il suo armamentario di slogan anti-immigrati, pulsioni anti-europee e appelli filo-putiniani.

E poi perché da questo voto l’architettura che sostiene il governo Scholz esce comunque con le ossa rotte: da una parte il popolarissimo Woidke è riuscito nella ‘remuntada’ proprio grazie al fatto di aver preso le distanze dal cancelliere e dal governo nazionale, dall’altra i suoi alleati registrano emorragie colossali, a cominciare dai liberali – neanche considerati nella conta degli istituti demoscopici – e dai Verdi, più che dimezzati.

Il fatto è che se gli ambientalisti non dovessero riuscire a superare la soglia di sbarramento del 5%, si apriranno le praterie per il Bsw, il partito “personale” di Sahra Wagenknecht, che sull’onda dei sentimenti filorussi dell’ex Ddr e cavalcando un po’ di paure anti-migranti è riuscita a conquistare il 12,4%. E dato che nessuno vuole scendere a patti con l’ultradestra, proprio “Sahra la rossa” potrebbe essere inevitabile per scongiurare l’ingovernabilità. Non una bella prospettiva per Woidke, l’anti-Scholz che ha salvato (solo per oggi però) l’anima della Germania a settantanove anni dal crollo del Terzo Reich.