Mercoledì 24 Aprile 2024

Ucraina, lo scenario: "Putin è in difficoltà. Svolta grazie a servizi americani e inglesi"

Il generale Boni: "La controffensiva funziona. Però il conflitto si allunga"

Volodymyr Zelensky, nato nel 1978, è presidente dell’Ucraina dal 2019

Volodymyr Zelensky, nato nel 1978, è presidente dell’Ucraina dal 2019

Roma, 11 settembre 2022 - Dopo duecento giorni di guerra qualcosa, pur difficile da decifrare con precisione, sta cambiando sul fronte orientale d’Europa. Le truppe di Kiev avanzano verso sud e hanno riconquistato circa mille chilometri quadrati di territorio con un’ampia fetta nel Nord est. "I tempi del conflitto però sono destinati ad allungarsi in modo imprecisato, lo scenario si complica", avverte il generale Maurizio Boni, ricercatore del sito web 'Analisi difesa', già vice comandante dell’Allied rapid reaction corps (Arrc) di Innsworth (Regno Unito) e Capo di Stato maggiore del Nato Rapid reaction corps Italy di Solbiate Olona.

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Siamo a una svolta? "Meglio essere prudenti su questo termine. La controffensiva ucraina da settimane registra successi e i russi hanno evacuato alcune località, ma non dispone di forze sufficienti a ribaltare in modo decisivo il conflitto a breve. Kiev sta concentrando gli sforzi anche verso sud dopo aver capito che lì i russi accusano una evidente debolezza. Siamo di fronte comunque a una fase nuova".

Perché puntano tanto sull’area di Kharkiv nel Nord est? "Perché è un punto di passaggio fondamentale per i russi. È da marzo che l’esercito di Kiev preme su quest’area ed è significativo che ora abbia ripreso l’iniziativa dopo mesi di azioni difensive. Da Kharkiv passa il flusso di alimentazione logistica verso il Donetsk, armamenti compresi, per le truppe di Mosca che ora lì sono più sguarnite".

Come mai? "Devono sostenere uno sforzo offensivo in parte imprevisto nel Donetsk con fulcro a Bakmut dove gli ucraini si stanno battendo con grande impegno".

Perché Kiev sta concentrandosi con successo anche nella zona di Kherson? "È uno snodo fondamentale per arrivare sul Mar Nero, a Odessa. Per i russi è altrettanto importante perché se perdono Kherson non possono raggiungere Mykholaij e quindi a Odessa, considerato un obiettivo strategico. E se lasciano Kherson, una delle prime città conquistate con l’Operazione speciale, perdono la faccia".

Chi la spunta qui? "Presto per dirlo, ma le truppe russe sono stremate. Gli ucraini hanno orchestrato una manovra astuta, costringendo i russi a concentrare qui buona parte delle forze scoprendo così il Donbass. E lì nel Nord est i reparti di Kiev hanno ripreso vigore".

Qual è la strategia ucraina? "Premere su Kherson dove, come detto, i russi sono deboli e fermare l’avanzata di Mosca nel Donbass. Inoltre il presidente Zelensky ha chiesto uno sforzo ai suoi generali per centrare alcuni obiettivi prima dell’inverno".

Come hanno fatto a capire che Kherson ora è tatticamente contendibile? "Dietro ogni mossa militare di Kiev ci sono le intelligence americane e inglese dotate di mezzi sofisticatissimi".

Gli ucraini sono entrati a Izyum, per la prima volta i russi stanno evacuando i civili anche da Kupiansk. "È la prova della delicatezza del momento per loro. Sono stati sorpresi dalla controffensiva che non hanno saputo prevedere. Gli ucraini hanno concentrato forze consistenti nelle aree che stanno riconquistando e loro non se ne sono accorti".

Come è possibile? "L’esercito di Mosca ha difficoltà a gestire il cosiddetto comando e controllo delle forze sul campo. Le informazioni circolano lentamente, gli ucraini sono tecnologicamente più preparati".

Come mai? "Hanno a disposizione la tecnologia satellitare occidentale che è più sofisticata. Hanno sistemi di geolocalizzazione che consentono loro di valutare le mosse degli avversari in tempo reale".

Quanto contano le armi occidentali arrivate in grande quantità ai soldati di Zelensky? "Fanno la differenza soprattutto i lanciarazzi multipli a lunga gittata, anche 60 chilometri, che colpiscono i centri logistici di rifornimento delle truppe russe e hanno consentito di distruggere molti ponti necessari al passaggio dei mezzi. Inoltre sono attrezzature dotate di elevata mobilità per essere spostate ed evitare i colpi difensivi degli avversari".

Perché l’Orso russo è così lento nelle operazioni? "Intanto i loro servizi, l’Fsb, hanno sbagliato valutazioni nella fase preparatoria. Pensavano a una guerra lampo, o quasi, su cinque direttrici, milleduecento chilometri di fronte, con soli 190 mila uomini. Non è possibile. I russi non avevano mai intrapreso una offensiva convenzionale così consistente nemmeno in Afghanistan, Siria, o Cecenia dove utilizzavano artiglieria e aviazione e poche forze terrestri destabilizzando contemporaneamente la società civile con infiltrazioni".

In Ucraina non ha funzionato la destabilizzazione? "I servizi inglesi hanno dato una mano anche su questo fronte".