In Medio Oriente è stata la giornata dell’orrore, proprio mentre il segretario di Stato americano, Antony Blinken, sta compiendo la quarta missione nella regione, alla ricerca sempre più disperata di un accordo e il premier Netanyahu fa sempre più fatica a tenere a bada gli stessi ministri della sua maggioranza. La mattina un attacco israeliano a ovest di Khan Yunis ha provocato la morte di tre giornalisti. Si tratta, in particolare, di Ali Salem Abu Ajwa, Mustafa Abu Thraya e Hamza Dahdouh. Il primo era niente meno che il nipote di Ahmed Yassin, fra i fondatori di Hamas e rimasto fra i padri dell’organizzazione terroristica fino alla sua uccisione, sempre da parte di Israele, nel 2004. Il terzo era il figlio di un noto giornalista di Al-Jazeera, Wael Al- Dahdouh.
La sua storia fece il giro del mondo perché, mentre era in ospedale per girare un servizio, aveva appreso che un raid aveva sterminato gran parte della sua famiglia. Macabre coincidenze di una guerra che, secondo Hamas, è arrivata a 22.800 vittime, fra militari e civili, solo fra i palestinesi.
Lutto anche in Cisgiordania. A Jenin un’operazione delle forze di difesa israeliane ha provocato la morte di otto persone, sette palestinesi, fra cui sei fratelli e un agente della polizia di frontiera. Sei delle vittime avevano fra i 18 e i 27 anni. L’esercito israeliano ha motivato l’azione dicendo che si trattava di sei terroristi che stavano fabbricando ordigni esplosivi da utilizzare contro i militari. In serata, però è arrivata la conferma dalla polizia di Gerusalemme che c’è stato un altro attacco, sempre in Cisgiordania. Questa volta contro un’auto che, secondo la versione ufficiale, stava cercando di schiantarsi contro un checkpoint. I poliziotti hanno aperto il fuoco, uccidendo, però, una bimba di quattro anni che sedeva in un altro veicolo. Per la polizia la piccola è stata ammazzata "per sbaglio".
Intanto il segretario di Stato americano Blinken ieri sera è arrivato in Qatar, dopo essere stato in Turchia e in Giordania. Poi, sarà la volta di Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Egitto, oltre naturalmente a Israele e Cisgiordania. Ha definito "una tragedia inimmaginabile" la morte dei tre giornalisti ed "irresponsabili" le dichiarazioni dei ministri israeliani sull’esodo forzato degli sfollati da Gaza che, come ha precisato per rassicurare gli alleati mediorientali, "devono poter tornare a casa". L’obiettivo è quello di evitare un conflitto regionale, prima che sia troppo tardi. Sul social X, Blinken ha poi aggiunto che "la situazione per uomini, donne e bambini a Gaza rimane disastrosa".
Ieri dal Libano sono stati lanciati otto razzi vicino alla postazione ‘Astra’. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, ha sfidato Hezbollah, dicendo che impareranno quello che Hamas ha già appreso negli ultimi mesi e che per i terroristi non ci sarà scampo. Il premier sente sempre più fragile la sua permanenza al potere, tanto che è arrivato a minacciare di sottoporre alla macchina della verità dei suoi ministri e chiunque partecipi alle riunioni del gabinetto. Netanyahu è rimasto molto contrariato dalle rivelazioni dei giorni scorsi relativa a un duro scontro fra politici e vertici militari sulla creazione di una commissione d’inchiesta sull’attacco di Hamas del 7 ottobre. Un’indagine che potrebbe portare anche a accuse pesanti nei confronti del suo governo e dell’intelligence, che non avevano tenuto nel giusto conto gli avvertimenti arrivati nei dodici mesi precedenti.