Venerdì 25 Luglio 2025
REDAZIONE ESTERI

Spari sulla folla in fila per gli aiuti. Strage senza fine nella Striscia

Altri 37 morti vicino a Rafah. L’esercito israeliano ancora sotto accusa: prima colpi di avvertimento. Ma il presidente degli Stati Uniti vede vicino il cessate il fuoco: "Presto liberi dieci ostaggi".

Altri 37 morti vicino a Rafah. L’esercito israeliano ancora sotto accusa: prima colpi di avvertimento. Ma il presidente degli Stati Uniti vede vicino il cessate il fuoco: "Presto liberi dieci ostaggi".

Altri 37 morti vicino a Rafah. L’esercito israeliano ancora sotto accusa: prima colpi di avvertimento. Ma il presidente degli Stati Uniti vede vicino il cessate il fuoco: "Presto liberi dieci ostaggi".

di Aldo Baquis

TEL AVIV

Un’altra alba di morte ieri nell’estremità sud di Gaza, nell’area affidata da Israele a una ong statunitense, la Ghf, per la distribuzione di aiuti alimentari a centinaia di migliaia di sfollati. Secondo il Ministero della sanità di Gaza, nel corso degli ultimi attacchi di Tel Aviv hanno perso la vita 104 palestinesi, 37 dei quali nei pressi dei siti di aiuti alimentari a Rafah. I feriti sarebbero centinaia. Come in passato, la Ghf ha denunciato una campagna di "disinformazione" da parte di Hamas: "Nell’area vicina ai nostri centri di distribuzione – ha affermato – non c’è stato alcun incidente". L’agenzia ha invece appreso di vittime che si sarebbero trovate a distanza di alcuni chilometri, presso Rafah. In quell’episodio, le forze armate israeliane hanno ammesso di aver sparato in aria di notte, a fini di avvertimento, in direzione di "persone sospette che rappresentavano un pericolo per le nostre forze". Un episodio che giunge mentre miliziani di Hamas, nelle ultime settimane, cercano di catturare soldati israeliani. "Quei tentativi si moltiplicheranno" ha avvertito Abu Obeida, portavoce dell’ala militare di Hamas.

Ma oltre la ricostruzione degli spargimenti di sangue di ieri, l’elenco delle efferatezze dell’ultima settimana, compilato da Haaretz, non lascia dubbi sulla impellente necessità di una tregua. Ieri Trump ha espresso la convinzione che essa dovrebbe realizzarsi "molto presto", grazie anche all’impegno del suo collaboratore Steve Witkoff. Riferendosi ai negoziati in corso a Doha, il presidente Usa ha annunciato l’imminente rilascio di altri dieci ostaggi da Gaza.

Secondo Haaretz, nell’ultima settimana nella Striscia si sono avuti circa 750 morti, in buona parte civili. Domenica – per il giornale – una famiglia è stata distrutta nell’area umanitaria di Moassi, ed è avvenuta un’altra strage fra persone in fila per la distribuzione di acqua. Martedì a Tufach (Gaza) 13 membri di una famiglia sono stati sepolti nel bombardamento di un edificio, e altri 19 palestinesi sono periti in un altro episodio. Giovedì l’esplosione del proiettile di un cannone sul tetto della chiesa della Sacra Famiglia, con la morte di tre fedeli.

Abu Obeida ha dunque avvertito che non è infinita la disponibilità di Hamas a una tregua di 60 giorni, con la liberazione di 10 ostaggi. La soluzione migliore, a suo avviso, sarebbe la conclusione del conflitto con un accordo pacchetto che includa il ritiro dell’Idf da Gaza, la liberazione dei prigionieri palestinesi e l’ingresso immediato di aiuti umanitari e di mezzi per la ricostruzione della Striscia. Sulla stessa lunghezza d’onda i familiari dei 50 ostaggi israeliani (20 ancora vivi), secondo cui un accordo parziale non farebbe altro che prolungare le loro sofferenze. "Netanyahu – ha detto la portavoce Einav Zingwaker, prima di una nuova manifestazione a Tel Aviv – lascia perdere le tue follie relative a una “guerra eterna”. Segui piuttosto il tracciato di Trump per la fine della guerra e la liberazione degli ostaggi".

Ieri invece il Likud ha lanciato un’offensiva contro i suoi avversari, sostenendo sui social che un documento del Congresso Usa dimostrerebbe che l’amministrazione Biden avrebbe versato quasi un miliardo di dollari a gruppi israeliani di sinistra per abbattere il governo Netanyahu. "Un ’fake’ totale e grottesco" hanno replicato esponenti del movimento di protesta. Nel clima di radicalizzazione, un deputato arabo è stato aggredito da facinorosi di destra.