Mancavano una manciata di minuti alle 15. In piazza Jan Palach, davanti alla facoltà di lettere della prestigiosa università Karlova, nel centro di Praga , un gruppo in costume cantava inni natalizi. Tutto pareva quieto e perfetto. Ma uno sparo, poi un secondo, poi un terzo, hanno rotto la quiete. Ed è stato il fuggi fuggi. David Kozak, 24 anni, studente laureato in storia della Karlova, era entrato a volto scoperto, vestito di nero, nella sua università, celando in un borsone un fucile da caccia grossa con mirino ottico, un fucile a pompa e due pistole e portando alla cintura una terza pistola. Giunto al quarto piano, David, che aveva il porto d’armi, ha estratto un fucile e ha iniziato a sparare, prima nei corridoi e nelle aule e poi anche fuori, affacciandosi al ballatoio e facendo fuoco verso gli studenti e ai passanti in fuga.
Una mattanza. In venti minuti ha fatto quattordici vittime e ben 25 feriti, nove dei quali gravi (e due di questi in condizioni critiche), dopodichè si sarebbe sparato, ma è anche possibile che sia stato ucciso dalla polizia: su questo non c’è ancora certezza. Quando la sparatoria è iniziata alcuni studenti si sono rifugiati sul tetto, altri si sono barricati nelle aule, come ha invitato a fare una mail della segreteria dell’università. "Cari colleghi – ha scritto la segretaria amministrativa Zdenza Filidova – state dove siete, non andate da nessuna parte. Se siete negli uffici o nelle aule chiudetevi a chiave, posizionate dei mobili davanti alla porta e spegnete la luce. Chi sta sparando è al quarto piano, fate attenzione". Chi ha seguito le sue indicazioni è sopravvissuto, chi ha tentato la fuga nei corridoi, in quel maledetto quarto piano, ha incontrato l’orrore. E così alcuni che sono stati uccisi in piazza, con il fucile da caccia grossa, quando credevano di essere ormai riusciti ad essersi messi in salvo.
Certo è che prima di fare una strage nella sua università, David ha ucciso suo padre, Stanislav Kozak, 52 anni, che era un sindacalista e soprattutto un dipendente del dipartimento che si occupa della sicurezza nell’aeroporto di Praga e che probabilmente, visto il figlio armato di fucili e pistole, ha cercato di fermarlo. "Alle 12.40 – ha detto il capo della Polizia Martin Vondrasek – abbiamo avuto notizia che un ragazzo di 24 anni aveva ucciso il padre nella città di Hostoun, a una ventina di chilometri da Praga e che stava recandosi nella capitale per suicidarsi. Sapevamo che alle 14 avrebbe dovuto partecipare ad una lezione nell’edificio universitario di via Celetna, abbiamo pensato che volesse uccidersi lì e ci siamo precipitati per evacuare l’edificio. Cosa che abbiamo iniziato a fare, quando alle 14.59 ci è arrivata la notizia di spari nella facoltà di Lettere e Filosofia, nella vicina piazza Jan Palach. Cinque minuti dopo gli agenti erano lì e alle 15.13 sono arrivate anche le teste di cuoio".
Molto veloce, ma comunque troppo tardi. Ormai la strage era compiuta e alle 15.20 è giunta la notizia che il corpo senza vita dell’aggressore era sul cornicione al quarto piano. Va anche detto che le quindici vittime potrebbero non essere le sole. La polizia, ha detto il comandante Vondrasek "sta indagando seriamente su un inspiegabile omicidio di un uomo di 32 anni, David, e di sua figlia Avenka, di due mesi, uccisi nel villaggio di Klanovice il 17 dicembre: due vittime scelte apparentemente a caso e uccise barbaramente a colpi di pistola: potrebbe essere stata anche questa opera di Kozak". Alla follia non c’è fine.