Roma, 1 gennaio 2024 – Almeno 17 religiosi sequestrati in pochi giorni. Vescovi, sacerdoti semplici, seminaristi. E’ una brutta storia quella che arriva dalle cronache del Nicaragua, paese dell’America Centrale di lingua spagnola e popolazione a maggioranza cattolica. L’ha citata anche Papa Francesco nell’Angelus di oggi, in cui ha rivolto una “preghiera insistente” a vescovi e sacerdoti nicaraguensi “privati della libertà” e alle loro famiglie.
Chi sono i preti sequestrati
Tra i prelati arrestati sommariamente dalla polizia e di cui media locali danno conto ci sono il vescovo di Siuna, monsignor Isidoro del Carmen Mora Ortega, Gustavo Sandino, parroco di Nostra Signora dei Dolori, due seminaristi, Alester Saenz e Tony Palacio. A Managua ieri sono stati prelevati padre Fernando Tellez Baez, parroco di Nostra Signora delle Americhe, il giorno prima era toccato a padre Jader Hernandez, parroco della Madre del Divino Pastore. L’agenzia Reuters cita anche Mikel Monterrey, Gerardo Rodriguez e Raul Zamora, e monsignor Miguel Mantica, figlio di una delle famiglie più ricche in Nicaragua. Tutti prelevati dalle loro case, nell’arcidiocesi di Managua. Sempre dalla diocesi di Managua sono stati portati via Carlos Avilés e padre Héctor Treminio, rispettivamente vicario generale e tesoriere. E poi Marcos Diaz Prado, parroco di San Tommaso apostolo a Porto Corinto, nella diocesi di León, e padre Fernando Calero, della chiesa di Nostra Signora di Fatima, nella diocesi di Metagalpa.
Ma i sequestrati potrebbero essere di più. E’ stata infatti diffusa la notizia che in altre parrocchie del paese ieri le messe non sono state celebrate. E il timore è che anche in questo caso, i parroci possano essere stati fatti sparire.
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La repressione di Ortega
Ma cosa sta succedendo in Nicaragua? Il governo non ha voluto lasciare dichiarazioni sugli arresti, un fenomeno non nuovo che però ha conosciuto nell’ultimo periodo un’escalation. Da anni Daniel Ortega, presidente del Nicaragua dal 2007 (ma lo era già stato negli anni Ottanta), ha avviato una politica di repressione della Chiesa Cattolica e dell’opposizione.
Tutto ha origine dalle proteste studentesche del 2018 quando l’opposizione civile chiedeva le dimissioni di Ortega, contestando la riforma del sistema previdenziale e fu messa a tacere nel sangue: 63 i morti. All’epoca i vescovi avevano chiesto giustizia per coloro che erano deceduti durante le agitazioni. Per tutta risposta il presidente accusò gli esponenti della Chiesa cattolica di essersi organizzati per orchestrare un colpo di Stato.
Monsignor Lagos, condannato a 26 anni
Molti dei preti arrestati hanno in comune il sostegno a monsignor Rolando Josè Alvarez Lagos, vescovo di Matagalpa e amministratore apostolico della diocesi di Estelì, condannato a 26 anni di carcere nel 2022, senza regolare processo, con l'accusa per i reati di cospirazione, diffusione di notizie false, intralcio alla giustizia e oltraggio alle autorità.
Alvarez è stato uno dei critici più espliciti del regime di Ortega. Prima di essere arrestato (fotografie lo ritraggono in ginocchio con le mani alzate mentre si arrende alla polizia), aveva cominciato uno sciopero della fame denunciando le intrusioni della polizia nella sua vita e in quella della sua famiglia.
Lo scorso 20 dicembre Monsignor Isidoro del Carmen Mora Ortega, titolare della diocesi di Siuna, sarebbe stato arrestato proprio mentre pregava pubblicamente per lui. Stessa sorte è capitata a monsignor Carlos Aviles e padre Hector Treminio, di Managua, una settimana dopo.
La denuncia dell’Onu
Esponenti dell'Alto Commissariato per i diritti umani dell'Onu hanno affermato che il Nicaragua si sta allontanando "sempre di più" dallo stato di diritto e "dalle libertà fondamentali" perseguitando "leader politici e indigeni, membri della Chiesa cattolica, attivisti e giornalisti" con "ripetuti casi di detenzione arbitraria". E’ l’ennesima denuncia che arriva in questi anni e che non ha cambiato la sorte dei tanti religiosi vessati dal regime.