Emmanuel Macron riceve a Parigi Xi Jinping, al quale oggi proporrà l’idea di una "tregua olimpica" (dal 26 luglio al 15 agosto) per la guerra in Ucraina, proposta da sottoporre a Vladimir Putin quando il presidente russo andrà in Cina, il 15 maggio. Chissà se Pechino – il cui presidente ha detto a Le Figaro che intende "lavorare con la Francia e l’intera comunità internazionale" per "risolvere la crisi" in Ucraina – avrà vera convenienza a sposarla, o si rifugerà ancora in una asserita neutralità e in una generica quanto fumosa volontà di mediazione che nasconde un forte supporto economico e politico a Mosca.
Nel frattempo si moltiplicano segnali secondo i quali i servizi segreti russi avrebbero allo studio una serie di sabotaggi in Europa con un duplice obiettivo: da un lato convincere l’opinione pubblica del Vecchio Continente che è l’ora di “mollare“ l’ucraina per non trovarsi la guerra in casa e dall’altro colpire alcune infrastrutture critiche sia per il trasporto di armi a Kiev sia alle “dorsali dati“. Secondo fonti riservate non è escluso neppure un attacco a gasdotti, stazioni di pompaggio, oleodotti, alle reti radar civili o al controllo del traffico aereo.
Quattro giorni fa a lanciare l’allarme era stata la Nato parlando di un aumento dell’attività ostile della Russia, attraverso "atti di sabotaggio, atti di violenza, interferenze informatiche ed elettroniche, campagne di disinformazione e altre operazioni ibride". E ieri il Financial Times ha scritto che Mosca sta preparando attentati contro le infrastrutture europee, mettendo a rischio anche la vita di civili. Secondo le fonti citate dal quotidiano inglese, "la Russia ha già iniziato a preparare più attivamente in segreto attentati dinamitardi e attacchi incendiari per danneggiare le infrastrutture sul territorio europeo, direttamente e indirettamente, senza preoccuparsi apparentemente di causare vittime civili".
Il Ft menziona il capo dei servizi di sicurezza interna tedesca, Thomas Haldenwang, il quale il mese scorso – in una conferenza – ha affermato che il rischio di atti di sabotaggio è "aumentato in modo significativo". In Svezia, ricorda poi il quotidiano, i servizi di sicurezza di Stoccolma stanno indagando su una serie di recenti deragliamenti ferroviari e sospettano che siano atti di sabotaggio appoggiati da uno Stato ostile. Nel Regno Unito: a fine aprile, ricorda l’articolo, due uomini sono stati accusati di aver dato fuoco a un magazzino contenente aiuti per l’Ucraina. La Russia, inoltre, ha tentato di hackerare e danneggiare i sistemi di segnalamento delle ferrovie ceche, aveva detto il mese scorso, sempre all’Ft, il ministro dei Trasporti ceco, Martin Kupka. Anche il ministero della Difesa francese ha messo in guardia su possibili azioni di sabotaggio da parte della Russia contro siti militari. Grande attenzione c’è per gli attacchi alle infrastrutture ferroviarie, già verificatisi, oltre che in Repubblica Ceca anche nei tre Paesi baltici e in Romania; per i sistemi di controllo aereo e per le reti dati sottomarine e non (che però sono ben protette) e per gli impianti di produzione, trattamento, distribuzione di idrocarburi.
In particolare in Norvegia è stata smantellata una rete di russi che si sospettava che potesse prendere di mira tre infrastrutture della Equinor (la ex Statsoil) che si trovano nella regione di Bergen: si tratta dell’impianto di Mongstat (raffineria, impianto di produzione di Lng e terminale petrolifero), quello di Kolssnes (impianto di trattamento gas) e di Sture (terminal petrolifero). Dare un colpo spettacolare alle infrastrutture europee sarebbe un messaggio potente da parte del Cremlino ma, a parte che riuscirci non è facile, rischia di avere l’effetto opposto a quello sperato: far sentire agli europei la minaccia russa e mobilitarli ancora di più per evitare una vittoria russa.