Martedì 30 Aprile 2024

L’offensiva flop di Teheran. Droni e missili abbattuti. Tel Aviv rinuncia a reagire: "Raid al momento giusto"

Nell’incursione iraniana neutralizzato il 99% dei razzi: grave una bambina ferita dai detriti. Tensioni nel governo d’Israele fra falchi e colombe. E Netanyahu rinvia l’invasione di Rafah.

L’offensiva flop di Teheran. Droni e missili abbattuti. Tel Aviv rinuncia a reagire: "Raid al momento giusto"

L’offensiva flop di Teheran. Droni e missili abbattuti. Tel Aviv rinuncia a reagire: "Raid al momento giusto"

Non ora. Attacchi all’Iran ci saranno, ma solo quando se ne presenterà l’opportunità. Frena Bibi Netanyahu, si gode la straordinaria performance della sua difesa aerea contro l’attacco massiccio, anche se annunciato, dell’Iran – fonti di due servizi arabi lo avevano comunicato una al Mossad e una alla Cia con 72 ore d’anticipo – e accoglie l’invito del presidente americano, Joe Biden, a non effettuare subito un attacco di ritorsione che rischierebbe di innescare una spirale incendiaria nella regione.

Teheran ha sparato 185 droni, 36 missili da crociera e 110 missili balistici: 331 in totale, ai quali si aggiungono, pare, una ventina di droni sparati dai proxy di Teheran in Siria, Iraq e Yemen. Israele, Stati Uniti, Gran Bretagna e Giordania li hanno abbattuti tutti, con la collaborazione della Francia. E a grande maggioranza prima che raggiungessero lo spazio aereo israeliano. Solo 3 missili balistici sono giunti sul bersaglio, uno su una base nel Golan e due sulla base aerea di Nevatim, nel sud del Paese, causando solo lievi danni strutturali. Nessun morto, 30 feriti, molti lievi, ma una bambina beduina di 7 anni, Amina al-Hassouni, è rimasta gravemente ferita alla testa dal frammento di un drone.

In molti nell’esecutivo, e non solo i partiti della destra religiosa, avevano chiesto a caldo una risposta immediata. Il ministro del gabinetto di guerra Benny Gantz e il suo collega del partito Unità Nazionale, Gadi Eisenkot, hanno entrambi proposto di reagire subito all’Iran, ma il ministro della Difesa Gallant, spalleggiato da altri ministri e dal capo dell’Idf, Herzi Halevi, si è opposto. Decisivi sono stati il conto dei danni, minimo, e la telefonata di Biden a Netanyahu nella quale il primo ha chiarito che gli Stati Uniti non avrebbero partecipato ad una controffensiva.

Tutto ciò ha fatto suonare un campanello d’allarme. Secondo fonti qualificate, Israele aveva piani per colpire con forza il programma nucleare iraniano – un vero incubo per Israele – attaccando gli impianti di arricchimento del combustibile nucleare di Fordow e Natanz, con l’obiettivo di distruggere le centrifughe per l’arricchimento dell’uranio e polverizzare il quantitativo – già 121 chilogrammi – di uranio 235 arricchito al 60% e prossimo ad essere portato al 90%, soglia per costruire una bomba atomica. Ma per farlo servivano le bombe bunker buster GBU-57, mostri da 14 tonnellate, le sole capaci di portare la distruzione a -80 metri. E quelle le hanno solo gli americani. Senza le GBU-57, un attacco ai siti nucleari iraniani non avrebbe raggiunto l’obiettivo e avrebbe solo incendiato la regione. Da qui, lo stop.

Il gabinetto di guerra di Israele si è così chiuso dopo ore di riunione senza una decisione sulla risposta agli attacchi dell’Iran. "Siamo decisi a rispondere – ha detto un portavoce –, ma non si è ancora deciso né il momento né l’obiettivo". "Di fronte alla minaccia dell’Iran – ha affermato ministro Gantz – costruiremo una coalizione regionale ed esigeremo un prezzo dall’Iran nel mondo e nel momento opportuno". Ma per adesso, nessuna ritorsione sul suolo iraniano.

"Siamo pronti e allerta, valutiamo ogni scenario e al momento non abbiamo intenzione di estendere le nostre operazioni militari – ha detto il contrammiraglio Hagari –. Certo abbiamo approvato dei piani operativi sia offensivi che difensivi, per ogni evenienze. Ma il piano dell’Iran è fallito. Solo pochi missili sono riusciti a entrare nello spazio aereo israeliano e hanno causato lievi danni". Secondo l’emittente israeliana Kan, Netanyahu avrebbe persino deciso di rinviare l’operazione militare prevista a Rafah, nel sud della Striscia, Per Israele è un buon momento, usarlo per tentare una via d’uscita alla guerra sarebbe saggio. Ma chissà.