Una serie di segnali indicano che oggi – ultimo venerdì del Ramadan e Ruz Jahâni Quds, giornata iraniana pro palestinese e antisionista – potrebbe esserci l’atteso attacco iraniano in risposta al bombardamento del consolato iraniano a Damasco, costato 16 morti. La guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, ha detto ieri che "Israele sarà schiaffeggiato" per il raid e ha scritto in un tweet minaccioso in lingua ebraica: "I sionisti si pentiranno del crimine di aver attaccato il consolato iraniano". "Non sarei sorpreso se l’Iran agisse domani (oggi per chi legge, ndr) – ha osservato Amos Yadlin, ex capo dell’intelligence israeliana – direttamente o per procura". Secondo fonti di intelligence Usa l’attacco potrebbe però avvenire anche sabato. L’ipotesi più probabile è quella del lancio di droni o missili verso Israele o obiettivi israeliani all’estero dai “proxy“ iraniani in Iraq, Siria e Libano, oltre che azioni terroristiche con autobomba contro le ambasciate israeliane o altre istituzioni ebraiche all’estero. Il quotidiano israeliano Kann ha scritto che "diverse ambasciate israeliane sono state evacuate dopo valutazione della situazione da parte di Shin Bet e Ministero degli Affari Esteri", ma il ministro degli Esteri ha subito smentito.
Di sicuro l’esercito israeliano ha annunciato la decisione di "sospendere temporaneamente i congedi delle unità combattenti", e di aver richiesto "riservisti per le sue unità antiaeree, di intelligence e di protezione civile". Per rendere difficile il lavoro ai droni iraniani Israele ha potenziato le misure elettroniche per disturbare il segnale Gps. Finora le interruzioni del Gps si avvertivano soprattutto nel nord del Paese. La stessa cosa è successa nel sud. Nell’ultima settimana il fenomeno è aumentato e anche i dispositivi a Gerusalemme e Tel Aviv ieri mostravano che l’utente si trovava al Cairo o a Beirut.
Il gabinetto di guerra che ieri sera si è riunito ha però anche la necessità di mostrare che il Paese non ha paura. "Israele – ha detto Netanyahu ai colleghi ministri –, sta operando contro l’Iran sia in attacco che in difesa. Da anni, l’Iran ha operato contro di noi attraverso i suoi “proxy“. Sapremo proteggerci in base al semplice principio che afferma che danneggeremo coloro che danneggiano o pianificano di farci del male".
Il premier israeliano ha anche avuto un colloquio telefonico di 30 minuti con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Secondo la Casa Bianca "i due leader hanno discusso delle minacce iraniane e il presidente Biden ha chiarito che gli Stati Uniti sostengono con forza Israele di fronte a queste minacce". Ma Joe Biden, che secondo i media americani era "molto arrabbiato" per l’attacco israeliano in cui sono morti sette volontari, ha anche "chiarito la necessità che Israele annunci e attui una serie di passi specifici, concreti e misurabili per affrontare i danni ai civili, le sofferenze umanitarie e la sicurezza degli operatori umanitari" e che "la politica degli Stati Uniti rispetto a Gaza sarà determinata dalla nostra valutazione dell’azione immediata di Israele su questi passi".
Dopo il colloquio, Israele ha fatto un piccolo passo avanti. Il governo ha fatto sapere che intraprenderà "azioni immediate" per aumentare l’afflusso di aiuti alla popolazione di Gaza attraverso il porto di Ashdod e il valico di Kerem Shalom. Lo ha deciso il gabinetto di guerra. In una nota si legge che "questo aumento di assistenza eviterà una crisi umanitaria ed è essenziale per garantire la continuazione dei combattimenti". Ma, tornando all’America, occorre notare che ieri Donald Trump, intervenendo ad un programma radiofonico, ha consigliato a Netanyahu – suo vecchio amico – di "farla finita a Gaza e tornare alla normalità". "Israele – ha aggiunto – deve finire ciò che ha iniziato, e deve finirlo velocemente", sostenendo che "Israele sta assolutamente perdendo la guerra delle pubbliche relazioni".