ROMA
Niente tregua, sì solo a limitate pause umanitarie quotidiane lungo i due “corridoi“ nord-sud, per quattro ore al giorno, per consentire l’evacuazione dei civili palestinesi verso il sud della striscia di Gaza. Il pressing americano, europeo e arabo non smuove Israele e ancor meno lo fa il video con due ostaggi diffuso dalle Brigate al-Quds, braccio armato della Jihad islamica, che per la prima volta hanno annunciato che sarebbero disposti a liberarli "per ragioni umanitarie". Non è certo un segnale di forza, ma un ennesimo tentativo di usare l’opinione pubblica per mettere pressione al governo Nethanyahu.
Il video mostra una donna anziana, la 77enne Hannah Katzir, mentre nel secondo c’è il 12enne Yagil Yaakov, entrambi rapiti dal Kibbutz Nir Oz. I due, che sono ripresi in luoghi che sembrano diversi e sembrano leggere un testo scritto, vengono ripresi mentre accusano il premier israeliano Benjamin Netanyahu di essere la causa della situazione attuale. "Ora mi trovo in un posto che non è mio – dice Katzir, seduta su una sedia a rotelle – e mi manca la mia casa, i miei figli, mio marito e tutta la mia cara famiglia. I membri della Jihad Islamica si prendono cura di me e mi assicurano buone condizioni". Anche Yigal Yaakov Manil Oz dice che gli manca moltissimo la sua famiglia e chiede la fine degli attacchi israeliani a Gaza, e "la restituzione di acqua, elettricità e medicine" all’enclave. Come da copione.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha però respinto ancora una volta la possibilità di una tregua. "I combattimenti continuano e non ci sarà cessate il fuoco senza il rilascio degli ostaggi", ha detto l’uffico di Netanyahu in una nota che ha suscitato l’ira dei parenti degli ostaggi e dell’opposizione e ha portato un centinaio di manifestanti, tra cui familiari degli ostaggi, a protestare davanti alla casa di Gerusalemme del miliardario Simon Falic, dove vive da alcune settimane Netanyahu. Dopo aver abbattuto le barriere erette dalla polizia, che si è anche brevemente scontrata con loro, sono stati fatti sostare davanti all’ingresso, in segno di protesta. Ma nulla sembra scuotere davvero il governo israeliano.
Il presidente Biden ha detto ai cronisti di avere chiesto al premier Nethanyahu "una tregua più lunga di tre giorni" (sarebbero cinque, ndr), ma ha ammesso di non sapere se gli ostaggi sono ancora vivi e soprattutto ha escluso la possibilità di una tregua. "Non c’è nessuna possibilità che si faccia. Nessuna". Via libera israeliano, invece, a limitate pause umanitarie. "Concederemo pause tattiche locali per gli aiuti umanitari, limitate nel tempo e nell’area – ha detto il tenente colonnello Richard Hecht delle Idf –. Queste nuove pause di quattro ore si svolgeranno in un diverso quartiere di Gaza ogni giorno, con i residenti avvisati tre ore prima. I residenti potranno usare questo tempo per evacuare a sud attraverso i due corridoi umanitari che Israele ha stabilito, o lasciare le loro case per rifornirsi di cibo, medicine o acqua".
Nel frattempo Il capo della Cia, Bill Burns, e quello del Mossad, David Barnea, sono a Doha per portare avanti i negoziati mirati a una tregua che permetta la liberazione di alcuni ostaggi – obiettivo, 20-30 tra minorenni e stranieri – nelle mani di Hamas. Ma alla prospettiva di una tregua in cambio della liberazione degli ostaggi, Israele per ora resiste. Secondo fonti americane, è un modo per alzare il prezzo e probabilmente un accordo si troverà nei prossimi giorni.
Alessandro Farruggia