Da un lato l’Iran respinge le accuse americane ("Teheran è profondamente coinvolta negli attacchi dei ribelli Houthi contro navi commerciali nel mar Rosso"): "La resistenza Houthi – ha detto all’agenzia iraniana Mehr il numero due della diplomazia di Teheran, Ali Bagheri Kani – ha i suoi strumenti e agisce secondo le sue decisioni e capacità: sono azioni portate avanti in modo indipendente".
Dall’altro però gli ayatollah minacciano di fare di più e ben di peggio degli Houthi: nientepopodimeno che chiudere il Mediterraneo alla navigazione. Una minaccia che Paesi con marine ben più potenti non potrebbero neppure lontanamente immaginare. Ma il regime di Teheran parla alla sua gente e deve creare una narrazione di potenza, e non importa se questa sia realistica o meno.
Ma tant’è. Un comandante dei Guardiani della Rivoluzione iraniana ha affermato ieri che "il mar Mediterraneo potrebbe essere chiuso se gli Stati Uniti e i loro alleati continueranno a commettere crimini a Gaza", secondo quanto riferito dai media iraniani. "Questa non è retorica. Si aspettino presto la chiusura del mar Mediterraneo, dello stretto di Gibilterra e di altri corsi d’acqua", riferisce l’agenzia Tasnim – rilanciata da Reuters – citando il generale di brigata Mohammad Reza Naqdi, comandante coordinatore delle Guardie. "Ieri il golfo Persico e lo stretto di Hormuz – ha detto – sono diventati un incubo per loro, e oggi sono intrappolati nel mar Rosso, domani potrebbe accadere altrove, con la nascita di nuove potenze di resistenza e chiusura di altre vie d’acqua".
Impossibilitati a raggiungere l’intero Mediterraneo con le proprie navi o con i loro missili da crociera (gittata massima 1.350 km, poco oltre Cipro partendo dall’Iran occidentale) o balistici (la cui gittata massima è 2mila chilometri, quindi, dall’Iran, in grado di colpire al massimo il Mediterraneo orientale, fino alla Grecia compresa, e senza precisione) la sola cosa che potrebbero utilizzare gli iraniani (ma innescando così una guerra globale contro di loro) sarebbero i sottomarini.
In particolare potrebbero utilizzare i sottomarini tascabili (29 metri per 115 tonnellate e un equipaggio di sole 7 persone) della classe Ghadir, dei quali ne avrebbero una ventina. Sono unità che possono spargere mine, ma che sono anche dotate di due tubi lanciasiluri dai quali possono essere lanciati sia siluri classici sia missili da crociera, in particolare gli Jask 2 (raggio operativo di appena 35 chilometri).
Sfortunatamente per i pasdaran, per l’Iran sarebbe molto difficile far arrivare i sottomarini nel Mediterraneo: dovrebbero circumnavigare tutta l’Africa (essendo impensabile che vengano fatti passare dal canale Suez) e nel lungo viaggio sarebbero oggetto di attacchi antisom di ogni tipo da parte delle marine di mezzo mondo, a partire da quella americana. Improbabile che ne arrivi a destinazione anche uno solo. Ma gli iraniani potrebbero avere una seconda folle possibilità: quella del terrorismo. Sequestrare petroliere o navi chimichiere e piazzarle assieme a qualche traghetto o nave da crociera piena di ostaggi, davanti a Gibilterra, con la minaccia di far saltare tutto, facendo centinaia di morti e causando un inquinamento per centinaia di chilometri quadrati.
Anche qui, i servizi segreti di mezzo mondo sarebbero allertati in modo da poter schierare, se del caso, le forze speciali della marina per evitare o soffocare sul nascere i dirottamenti delle navi. Quella iraniana pare quindi essere allo stato un boutade propagandistica più che una minaccia seria perché se fosse portata avanti sarebbe difficilmente attuabile ma soprattutto rischierebbe di creare danni seri all’Iran stesso, trascinandolo in guerra.