Mercoledì 2 Ottobre 2024

La guerra oltre Gaza. L’Isis rivendica l’attacco in Iran. Attacchi anche in Siria e in Iraq, nel mirino le milizie filo Teheran

Oltre alla bomba impiegato un kamikaze per la strage nel giorno del ricordo del generale Soleimani. Gli Usa colpiscono postazioni legate ai Pasdaran: "Operazioni mirate per proteggere le nostre forze" .

La guerra oltre Gaza. L’Isis rivendica l’attacco in Iran. Attacchi anche in Siria e in Iraq, nel mirino le milizie filo Teheran

La guerra oltre Gaza. L’Isis rivendica l’attacco in Iran. Attacchi anche in Siria e in Iraq, nel mirino le milizie filo Teheran

La prima lettura “a caldo“ che a commettere la terribile strage di Kerman, in Iran (Il cui bilancio è stato rivisto al ribasso dal capo dei servizi di emergenza del Paese, Jafar Miadfar, che ha riferito di 84 persone uccise e 284 ferite) non fosse stato Israele ma un gruppo fondamentalista sciita – Isis/Daesh o i terroristi baluchi affiliati ad Al Qaeda di Jaish-ul-Adl – è stata confermata dalla prima rivendicazione, giunta su un canale telegram di Isis, e poi rilanciata dai media arabi e iraniani. "Nell’ambito di una battaglia, con la grazia di Dio Onnipotente, i due fratelli martiri, Omar Al-Muwahid e Saifullah Al-Mujahid – si legge nella rivendicazione – si sono avviati verso un grande raduno di sciiti politeisti vicino alla tomba del loro ipocrita leader morto, Qassem Soleimani, dove hanno fatto esplodere le loro cinture esplosive in mezzo alla folla, provocando l’uccisione e il ferimento di oltre 300 sciiti". Significativamente, poche ore prima del comunicato di Isis i media iraniani avevano riferito che "almeno la prima esplosione" era stata causata da un kamikaze che si era fatto saltare a circa un chilometro dalla tomba di Soleimani "per evitare di essere fermato ai cancelli dalla sorveglianza".

L’agenzia di stampa statale Irma ha riferito che "i filmati delle telecamere di sicurezza nella zona hanno mostrato chiaramente un kamikaze maschio che si faceva saltare in aria e apparentemente un altro terrorista che causava la seconda esplosione". Secondo la ricostruzione "sono state trovate parti del corpo dell’attentatore suicida, e sono in corso indagini per identificarlo". Le voci iraniane che ieri parlavano di responsabilità sioniste si sono così sono diradate.

Non è noto se l’azione sia stata condotta da Isis Khorasan o da altre branche dell’organizzazione, ma certo un attacco di un gruppo fondamentalista sunnita sta bene sia all’Iran (che così evita di dover effettuare ritorsioni contro Israele, che rischiano di innescare un conflitto regionale) che a Israele e agli Stati Uniti che non vogliono un confronto diretto con gli ayatollah e semmai hanno promosso in questi anni omicidi mirati di esponenti militari e scienziati del regime teocratico. Attacchi che continuano.

Un funzionario del Pentagono ha confermato al New York Times la responsabilità americana per un attacco avvenuto ieri a Baghdad che ha fatto quattro morti e sei feriti. La fonte ha detto che "gli Stati Uniti continuano ad agire per proteggere le proprie forze in Iraq e in Siria, rimuovendo le minacce che incombono su di loro". L’attacco ha ucciso Mushtaq Talib al Saidi, soprannominato Abu Taqua, comandante della 12a Brigata del movimento filo-iraniano Al Nujaba, che opera in Iraq e Siria sotto l’egida della Moltitudine Popolare, e il suo braccio destro, più altri due membri del gruppo. Abu Taqwa, sospettato di essere il regista di alcuni tacchi missilistici contro basi americane, sarebbe stato preso di mira mentre stava entrando, in macchina, nel quartier generale.

Dura la reazione degli iracheni. "In un’aggressione e violazione palese della sovranità e della sicurezza irachena – dice una nota del comandante delle Forze armate Mohammed Shia Al-Sudani – un drone ha effettuato un’azione simile ad attività terroristiche: è un’azione che compromette gli accordi tra le Forze armate irachene e le Forze della Coalizione Globale".

Intanto ieri è iniziato il quinto tour in Medio Oriente dal 7 ottobre, sinora con scarsi risultati, del Segretario di Stato Usa. Antony Blinken visiterà nove Paesi in sette giorni, fino all’11 gennaio. "Torno nella Regione – ha scritto su X – per impegnarmi in un’ulteriore azione diplomatica sulla situazione a Gaza. Continuerò a sollecitare la protezione della vita dei civili e a lavorare intensamente con i partner per garantire il rilascio degli ostaggi e garantire la fornitura di aiuti umanitari a Gaza". Ma convincere Israele a moderarsi e i paesi arabi a far ragionare Hamas, è stato e sarà durissimo.

Alessandro Farruggia