L’Aja non archivia l’accusa di genocidio contro Israele. La Corte[/EMPTYTAG] internazionale di Giustizia ha rigettato la richiesta di Tel Aviv in opposizione al caso presentato dal Sudafrica per presunte violazioni della Convenzione sul genocidio nella guerra di Gaza. E ha chiesto a Israele di "adottare tutte le misure in suo potere per impedire che siano commessi atti di genocidio", senza però ordinare un cessate il fuoco e lanciando poi un appello per la liberazione degli ostaggi tenuti a Gaza da Hamas e altre organizzazioni terroristiche palestinesi.
Un colpo al cerchio e uno alla botte, alla vigilia della Giornata internazionale della memoria dell’Olocausto. La corte presieduta dalla giudice statunitense Joan Donoghue ha annunciato che il principale organo giudiziario dell’Onu "ha giurisdizione per esaminare il caso" spiegando "di non poter accogliere la richiesta di Israele di cancellare la causa" a fronte di "elementi sufficienti che indicano l’esistenza di una controversia tra le parti relativa a interpretazione, applicazione o rispetto della Convenzione sul genocidio". Quindi, "in attesa di una decisione sul merito" (che potrebbe arrivare tra 3 o 4 anni), la Corte ha detto di aver accolto la richiesta del Sudafrica di "riconoscere il diritto dei palestinesi di Gaza di essere protetti da atti di genocidio" e di sollecitare "il rispetto da parte di Israele dei suoi obblighi ai sensi della Convenzione".
A larga maggioranza, 15 su 17, i giudici della Corte hanno stabilito che "Israele deve adottare tutte le misure in suo potere per prevenire qualsiasi atto che rientri in quanto previsto dall’articolo II della Convenzione". La Corte ha anche chiesto di "adottare misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura dei servizi essenziali e dell’assistenza umanitaria urgentemente necessari", ordinando infine a Israele di "presentare entro un mese una relazione su tutte le misure adottate per dare esecuzione alla presente ordinanza".
"Alla vigilia del giorno della Memoria – osserva la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche italiane, Noemi Di Segni – fa male constatare che la Corte Internazionale abbia statuito la propria giurisdizione per decidere su quanto promosso dal Sudafrica. Azione totalmente aberrante che distorce il significato di quel ‘mai più’ pronunciato così convintamente all’indomani della guerra".
"La Corte Onu – ha commentato da parte sua il premier Benjamin Netanyahu – ha giustamente respinto la richiesta oltraggiosa di negare a Israele il diritto all’autodifesa", e ha sottolineato che "l’affermazione stessa che Israele stia portando avanti un genocidio contro i palestinesi è falsa e oltraggiosa, e la volontà della corte di deliberare su tale questione è un segno di vergogna che non sarà cancellato per generazioni". Netanyahu ha poi promesso che Israele "continuerà a combattere Hamas fino alla vittoria totale per evitare un’altra Shoah", mentre il ministro della Sicurezza nazionale, Ben Gvir, ha definito la corte "antisemita". Plaudono invece il Sudafrica, che ha promosso il caso, e così Hamas: "La decisione – dice – contribuisce a isolare Israele e a denunciare i suoi crimini a Gaza. Israele va obbligata ad attuarla". Esultano anche Iran, Anp e Turchia.
L’America resta ovviamente al fianco di Israele. "Riteniamo che le accuse di genocidio siano infondate – ha commentato un portavoce del Dipartimento di stato – e notiamo come il tribunale non si sia pronunciato sulla questione di fondo né abbia chiesto un cessate il fuoco, esigendo invece l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi". Diversa la posizione dell’Europa: "Le ordinanze della Corte internazionale – si legge in una dichiarazione della Commissione europea – sono vincolanti per le parti e queste devono rispettarle. L’Ue si aspetta la loro piena, immediata ed effettiva attuazione".